18 Settembre 2024

ECONOMIA

Fonte: La Stampa

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Il Tar non decide sulla sospensione del pagamento: a cinque giorni dalla scadenza c’è il rischio che i proprietari siano obbligati a versare. La rabbia delle associazioni

Sull’Imu che grava sui terreni agricoli si rischia il caos. I pagamenti sono stati congelati sino al 26 gennaio, oggi il Tar del Lazio doveva decidere se confermare la sospensione del regolamento varato dal Tesoro e finito nel mirino del tribunale amministrativo subito dopo Natale, ma non l’ha fatto. Dunque, a cinque giorni dalla scadenza, c’è il rischio che i proprietari di terreni agricoli montani siano chiamati a pagare. Subito.

Sotto accusa è il parametro altimetrico adottato per l’imposta 2014 che non tiene conto delle peculiarità territoriali e delle coltivazioni; l’applicazione del tributo prevedeva, infatti, un’esenzione in modo indifferenziato solo per i terreni montani al di sopra di 600 metri d’altitudine; esenti invece quelli coltivati da imprenditori agricoli professionisti e coltivatori diretti tra i 600 metri e i 281 metri d’altitudine, mentre al di sotto erano tutti tenuti all’intero versamento.

«Rivivono i criteri altimetrici congelati sino ad ora – denuncia Agrinsieme, il cartello delle associazioni del mondo agricolo – creando il caos per i versamenti che non potranno essere realizzati in un lasso di tempo così ristretto». «Se questa notizia sarà confermata nella pubblicazione della sentenza, e anche se l’esenzione fosse di fatto ripristinata per il 2015, ai Comuni montani italiani verranno letteralmente scippati 350 milioni di euro» denuncia Michele Malfatti, coordinatore della Consulta dei Piccoli Comuni di Anci Liguria che insieme ad altre Anci regionali aveva chiamato in causa il Tar. Malfatti contesta il provvedimento del Tesoro “che, giunto a bilanci comunali già chiusi, a detta dello stesso Tar del Lazio che in prima istanza aveva accolto il nostro ricorso, presenta elementi di grave pregiudizio a partire dall’incertezza dei criteri applicativi, con particolare riguardo all’altitudine delle sedi comunali, fino alla violazione di principi fondamentali quali l’irretroattività delle norme».

«Il silenzio assordante del Governo, che nel Consiglio dei ministri di ieri non ha preso alcuna decisione sull’argomento – insiste il Coordinamento di Cia, Confagricoltura e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari – dimostra ancora di più l’indifferenza verso le legittime aspettative delle imprese agricole, per una revisione di un tributo considerato dalla stessa politica e dall’Anci iniquo e vessatorio». Agrinsieme chiede ai responsabili politici e ai ministri competenti dell’Economia e dell’Agricoltura un intervento immediato che proroghi la scadenza del pagamento in attesa di una riconsiderazione complessiva dei criteri di esenzione per i terreni agricoli delle zone montane.

In realtà qualcosa il governo lo ha fatto sapere, ma non riguarda la scadenza di pagamento della prossima settimana. Incontrando martedì un gruppo di deputati del Pd, la responsabile nazionale Sabrina Capozzolo, e i capigruppo Pd in commissione agricoltura (Nicodemo Oliverio), ambiente (Enrico Borghi) e finanze (Marco Causi) il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta ha annunciato che l’esecutivo «intende stabilire dall’anno 2015 in poi il ripristino dell’esenzione ai fini del pagamento dell’Imu dei terreni agricoli montani, avendo come base di riferimento l’elenco dei comuni della cosiddetta “montagna legale” elaborato dall’Istat ai sensi della legge 991/1952, e quindi ripristinando la situazione originaria di totale esenzione dal pagamento dei terreni agricoli montani, escludendo dal pagamento altresì gli agricoltori professionali nei comuni parzialmente montani ai sensi della predetta normativa».

Nessun impegno invece per il 2014. Di qui la richiesta al governo formalizzata dai parlamentari democratici “di recepire gli stessi criteri ai fini della definizione del contenzioso in atto relativamente all’annualità 2014”. Il tempo però stringe e soprattutto per bloccare definitivamente questa tassa occorrerebbe trovare, in pratica su due piedi, 350 milioni di coperture alternative. Per questo, salvi altri colpi di scena, o decisioni che il governo potrebbe assumere in extremis magari già nel corso di un consiglio dei ministri che si potrebbe tenere domani, i contribuenti quest’anno dovranno pagare.

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