19 Settembre 2024

Fonte: La Repubblica

di Antonio Cassone

La partita si vince trovando chi non si ammala, ma è contagioso. Identificando e isolando tutti i positivi. Limitare i tamponi a chi ha sintomi è un chiaro errore

Che SARS-2-CoV, l’agente della pandemia di questo secolo, giochi a nascondersi fra gli asintomatici, soprattutto quelli giovani e sani, è ormai un dato acquisito. Ciò di cui ancora si dibatte riguarda solo le proporzioni del nascosto rispetto allo scoperto e, cosa più importante, la misura con la quale gli asintomatici trasmettono l’infezione. Sulla Big Stick, la portaerei americana Theodore Roosewelt, dove un marinaio è morto di Covid-19, circa il 60% dei soggetti cui è stato fatto il tampone è risultato infetto dal virus  ma senza sintomi della malattia, asintomatico. Ignominia e licenziamento coram populo del capitano a parte (per aver resa pubblica la cosa: non ricorda un po’ quello che è successo in Cina ai medici che volevano pubblicare i primi dati sull’epidemia?) , un focolaio epidemico in un ambiente chiuso e particolare come la portaerei non può costituire un benchmark, un modello idoneo a valutare la rilevanza degli asintomatici nel trasmettere l’infezione. Andiamo allora alle partorienti dell’Irving Medical Center, Columbia University, New York. Tutte e 211 sono state esaminate per la presenza del virus, un magnifico esempio di universal testing. Delle 33 donne risultate positive a SARS-2-CoV, ventinove – la bellezza dell’89% – erano asintomatiche. Una si ammalò successivamente al parto.

Marinai e partorienti, popolazioni particolari
Forse i marinai sono poco accorti, e nonostante divieti ed obbligo di distanziamento, un po’ di bisboccia insieme, sulla nave o al porto, la fanno, facile che si trasmettano il virus e un contagio asintomatico è più evidente, amplificato rispetto a quello che può avvenire nella normale popolazione, ma che dire delle partorienti? Si può ragionevolmente ritenere che siano state particolarmente attente ad evitare contatti non essenziali e di certo non sono andate in clinica a braccetto tutte assieme. Epperò anche qui, volendo, siamo in una popolazione un po’ particolare, fra l’altro sembra confermato che le donne sono meno suscettibili degli uomini a questo virus. Vi risparmio allora altri particolarismi, ad esempio, le case di cura per anziani  (tristissima la nostra esperienza in materia) senza però trascurare di dirvi che, secondo quanto riportato dal Morbility and Mortality Weekly Report, (dell’americano Cdc) di questo mese, in quelle americane è stato dimostrato che fare il tampone  ai soli soggetti sintomatici di fatto lascia infetta ma non diagnosticata circa la metà dei residenti.

Gli asintomatici trasmettono l’infezione
Mi sposto in Italia, al nostro più familiare caso di Vò Euganeo: primo soggetto deceduto di Covid-19, popolazione di circa 3000 anime, non so se con qualche marinaio o  partoriente.  Una larga sperimentazione, ispirata da Andrea Crisanti dell’Università di Padova, già molto pubblicizzata sui media internazionali, adesso formalmente pubblicata su MedRxiv.org. In due consecutivi esperimenti, ad intervallo di un paio di settimane l’uno dall’altro, facendo i tamponi ai cittadini consenzienti (quasi tutti), è stato dimostrato che circa il 40% dei soggetti positivi al virus era asintomatico, sia nel primo che nel secondo esperimento. Sono questi soggetti asintomatici capaci di trasmettere l’infezione? Attraverso un accurato tracciamento dei contatti, si è visto che almeno 3 degli 8 nuovi casi, cioè soggetti negativi al primo test e poi positivi al secondo, l’infezione era dovuta al contatto con un soggetto asintomatico.

La carica virale può essere uguale
L’insieme dei tanti dati ormai reperibili nella letteratura internazionale non lascia dubbi: una significativa quota dei soggetti asintomatici può trasmettere l’infezione. Questa conclusione è supportata da chiari dati virologici: la carica virale, cioè il numero di particelle virali presenti nel naso-faringe delle persone infette ma senza sintomi, può, almeno per alcuni giorni durante l’infezione, essere uguale a quella dei soggetti sintomatici, cioè dei malati. Oltre la sperimentazione di Vò, lo suggerisce anche il report di Cereda e collaboratori  sulle prime, e più critiche fasi, dell’epidemia in Lombardia pubblicato qualche settimana fa sulla rivista Bioarchive (arXiv:2003.09320 ): soggetti infetti asintomatici hanno la quantità di virus sufficiente per contagiare.

Gli asintomatici pericolosi untori
Fra gli gli asintomatici si celano quindi i pericolosi untori di questa epidemia. Se non identificati ed isolati, possono essere pericolosi quanto i malati nel trasmettere l’infezione. L’insegnamento che ne possiamo ricavare è che in ogni eventuale nuovo focolaio epidemico, una ben preparata, estesa  ed aggressiva ricerca del virus, in casi circoscritti fino al limite dell’universal testing, è fondamentale. Essa aiuterebbe a identificare e isolare il più possibile gli asintomatici contagiosi. Limitare l’uso dei tamponi ai soli soggetti sintomatici ha forse contribuito a dilatare la nostra epidemia. Ora, e in futuro, sarebbe un chiaro errore.

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