8 Settembre 2024
matteo piantedosi

Il presidente della Repubblica chiama il ministro dell’Interno per chiedere informazioni ed esprimere solidarietà

Un uomo straniero a Torino viene fermato dalla polizia, che lo trova senza documenti. Accade lunedì sera e per questo riceve un decreto di espulsione: ciò significa essere trasferito al Centro per il rimpatrio (Cpr) di Milano, perché quello di Torino è chiuso per manutenzione. Ma qualcuno non ci sta. Ieri pomeriggio un gruppo di anarchici ha cercato di impedire il trasferimento, assalendo la volante della polizia su cui si trovava l’uomo espulso. C’è un video a raccontarlo: una decina di persone accerchiano l’auto, cercando di aprire le portiere. Non ci riescono, volano calci e pugni.
Scene da guerriglia urbana davanti alla Questura e poi verso la vicina piazza XVIII Dicembre. Non solo si sono scagliati contro la volante (un agente è rimasto ferito), ma lungo il tragitto hanno danneggiato altre automobili in transito. Alla fine cinque anarchici sono stati portati in Questura e un agente è rimasto ferito.
L’uomo era stato fermato mentre nella periferia di Torino stava scrivendo sui muri slogan contro la polizia – «Fuoco alle galere», «Acab», «Più sbirri morti» – ed è stato denunciato con l’accusa di deturpamento, oltraggio a pubblico ufficiale e violazione delle regole sull’immigrazione. Ha 31 anni, vive in Italia dal 2012 e su di lui pendono già 13 condanne tra le quali violenza sessuale di gruppo. Un caso che accende la politica. Immediatamente i sindacati degli agenti lanciano l’allarme «di una caccia al poliziotto» e temono sia «ritorsioni sul personale», sia l’acuirsi di «tensioni sociali». Inevitabilmente il pensiero corre alle manganellate della polizia, venerdì scorso a Pisa e a Firenze, sugli studenti che sfilavano in cortei non autorizzati pro Palestina. E si insinua il sospetto che l’aggressione degli agenti sia una sorta di ritorsione, una reazione a quanto avvenuto in Toscana meno di una settimana fa.

L’accusa del Viminale
È di questo parere il titolare del Viminale, Matteo Piantedosi: «Questo inaccettabile atto di violenza è sintomatico del clima di veleno e sospetto a cui sono sottoposti in questi giorni le Forze dell’ordine e in particolare la Polizia di Stato, a cui vanno la mia solidarietà e vicinanza. Mi prodigherò per affermare la dignità e l’onore di lavoratori e servitori dello Stato che quotidianamente, anche mettendo a rischio la loro incolumità personale, concorrono ad affermare i valori di libertà e democrazia nel nostro Paese».

L’intervento della premier
Poco più tardi, alle nove di sera, l’intervento durissimo della presidente del Consiglio Giorgia Meloni: «Penso che sia molto pericoloso togliere il sostegno delle istituzioni a chi ogni giorno rischia la propria incolumità per garantire la nostra. È un gioco che può diventare molto pericoloso. Non si può parlare delle forze dell’ordine solo quando qualcosa non funziona». La premier fa una domanda: per gli agenti nessuna solidarietà? E incalza: «In tutti gli altri casi in cui ci sono stati 120 agenti di polizia che sono finiti all’ospedale, che sono stati feriti per garantire l’ordine pubblico, la nostra incolumità, e magari anche con stipendi inadeguati, nessuno ha detto a loro grazie. Allora forse è il caso di fare anche questo dire grazie alle forze dell’ordine per il lavoro prezioso che fanno ogni giorno, fermo restando che se poi qualcuno sbaglia chiaramente si deve intervenire e si deve sanzionare come prevede il nostro ordinamento».

La solidarietà del Colle
A tarda sera vengono rese note due telefonate di Sergio Mattarella: la prima con il Capo della Polizia, Vittorio Pisani, la seconda con il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Il presidente della Repubblica ha voluto manifestare personalmente e direttamente a entrambi la propria solidarietà per l’aggressione subita dalla volante davanti alla Questura di Torino. Il capo dello Stato si è fatto dettagliatamente informare – informa un comunicato – su quanto era avvenuto. E ha colto l’occasione per ribadire «fiducia e vicinanza nei confronti della Polizia».

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