22 Novembre 2024

Fonte: Il Sole 24 Ore

grecia

di Vittorio Da Rold

“Nel 2016 è possibile che torni il rischio Grexit la cui possibilità di realizzazione è al 30% a causa delle difficoltà tra i creditori, Fmi e partner europei e governo ellenico. Ma questa volta, (di fronte al quarto piano di aiuti, ndr), gli europei saranno meno capaci di fronteggiare una nuova crisi del debito sovrano”. Così a sorpresa, Ian Bremmer, numero uno e politologo di Eurasia group, in occasione della sua recente visita a Milano per l’incontro con i clienti della società di gestione italiana Kairos.
Ma qual è davvero la situazione greca? Dal 1 febbraio il quartetto dei rappresentanti dei creditori della Grecia (Commissione europea, Fmi, Bce e European Stability Mechanism) è ad Atene per l’ennesimo round della verifica dell’attuazione del programma economico. Al centro delle discussioni la riforma delle pensioni che sta scatenando un’ondata di opposizione nel paese (il 4 febbraio è previsto uno sciopero). Un accordo con i creditori non è in vista, ma l’approccio della Troika (cui si aggiunge il Fondo salva-stati quale agente finanziario dei governi della zona euro che raccoglie i fondi sul mercato e li presta ad Atene) è all’insegna della prudenza.
Nel weekend, il presidente del gruppo di lavoro dell’Eurogruppo Tomas Wieser ha indicato che la proposta del governo ellenico “è un gran passo avanti” e che l’obiettivo “è la sostenibilità del sistema di sicurezza sociale”.

Il progetto greco di riforma delle pensioni prevede un tetto massimo mensile di 2.300 euro contro gli attuali 2.700, la revisione al ribasso degli ‘assegni’ in tutte le categorie, la fusione delle varie casse previdenziali, l’aumento dei contributi di imprese (su questo ci sono divergenze con i creditori) e lavoratori, la definizione di una pensione minima di 384 euro al mese per chi ha lavorato e contribuito almeno per 15 anni.
Sul piatto c’è un taglio alla spesa previdenziale di 1,8 miliardi di euro, pari all’1% del Pil. Considerata cruciale dall’Ue, Bce ed Fmi che per altro ha già bocciato il progetto messo a punto dal governo Tsipras chiedendo un ulteriore taglio del 15% degli assegni pensionistici, la riforma è sotto attacco da parte dei lavoratori come dimostrano le recenti proteste che hanno coinvolto statali, agricoltori, pescatori, ma anche avvocati, ingegneri, medici, farmacisti. E l’escalation della mobilitazione che porterà allo sciopero generale il 4 febbraio ha spinto il quotidiano conservatore Kathimerini mai tenero con la maggioranza di sinistra in un editoriale a parlare di un paese «sull’orlo di un’esplosione sociale».
Solo dopo la conclusione positiva della verifica sull’attuazione del programma concordato in estate per ottenere il terzo prestito europeo da86 miliardi, potranno cominciare le discussioni sull’alleggerimento del maxi-debito. Perché ciò avvenga, il governo deve continuare “ad attuare le riforme”, ha indicato il responsabile dell’Esm, Klaus Regling.
Intanto le trattative tra rappresentanti del governo e dell’ex troika sull’attuazione del nuovo piano di salvataggio non saranno brevi e il ministro delle Finanze ellenico, Euclid Tsakalotos, ha già anticipato che i colloqui non si concluderanno prima della fine di marzo. Anche a causa del fatto che la Germania usa la permanenza del Fmi nella cerchia dei creditori come un maglio per ottenere nuove e sempre più dure richieste di austerità e dare sostenibilità al debito.
Crisi dei migranti
In più c’è la crisi dei migranti dove è in corso un braccio di ferro tra Bruxelles e Atene. Bruxelles ha chiesto ad Atene di fare di più per proteggere le frontiere esterne dell’Unione, impegnandosi sul fronte delle registrazioni, dei pattugliamenti in mare e delle strutture necessarie per l’identificazione dei migranti. Le raccomandazioni, volte ad affrontare le “gravi carenze” riscontrate dalla valutazione Schengen, sono contenute in un documento che la Commissione Ue ha adottato il 2 febbraio e che ora dovrà ottenere il via libera dal Consiglio Ue. Con questa iniziativa Bruxelles fa un passo avanti nel processo che apre la porta, al termine di un iter in quattro fasi, all’attivazione dell’articolo 26 del codice Schengen, quello che prevede l’estensione dei controlli alle frontiere interne di uno o più Paesi, fino ad un massimo di due anni.
In particolare, nelle raccomandazioni, si chiede ad Atene di migliorare i procedimenti di registrazione dei migranti in arrivo, incluso assicurare sufficienti risorse umane e scanner per la raccolta delle impronte digitali, e il controllo dei documenti di viaggio col supporto dei database del Sistema informativo Schengen (Sis), di Interpol e quello nazionale. Il documento prevede anche che sia organizzato un sistema di sorveglianza delle coste tra la Grecia e la Turchia, con l’ausilio di imbarcazioni, elicotteri e pattugliamenti di terra. Il monitoraggio dovrà essere organizzato in modo tale da individuare anche le piccole imbarcazioni che varcano il confine marittimo tra Grecia e Turchia. Inoltre si chiede ad Atene di allestire le strutture necessarie durante il procedimento di registrazione. Ma anche il lancio immediato di rimpatri dei migranti che non hanno diritto a restare. Le carenze alle frontiere esterne, certificate dalla valutazione Schengen, sono state riscontrate sulla base di ispezioni a sorpresa condotte in due isole e alla frontiera terrestre con la Turchia a novembre. Fonti Ue sottolineano che con questa nuova azione siamo ancora nella prima fase della procedura. Solo dopo questo via libera (che potrà arrivare anche dalla riunione degli ambasciatori di domani), Bruxelles potrà avviare la fase successiva (articolo 19A del codice Schengen), con “raccomandazioni specifiche” ad Atene, che dovranno essere approvate dal consiglio europeo (formato Schengen) a maggioranza qualificata, e rispetto alle quali la Grecia avrà poi tre mesi per mettersi in regola. Con la preparazione all’attivazione dell’articolo 26, la Commissione Ue sta manovrando l’ultima leva possibile per salvare l’area di libera circolazione dal caos. Di fatto si prepara a permettere a Germania e Austria di estendere i controlli ai loro confini: i due Paesi a metà maggio avranno infatti utilizzato tutto il tempo previsto dagli articoli ordinari del Codice.

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