La premier dopo la bilaterale a New Delhi: “Spero di raggiungere le vette di consenso del primo ministro indiano”. Leonardo ed Enel in prima fila per le nuove commesse
Giorgia Meloni lascia New Delhi con un busto di Gandhi ricevuto in dono al Raj Ghat e nelle orecchie il motivo di una tarantella a lei dedicata da un suonatore di sitar, tipico strumento locale. Ma la premier, giunta in India con la figlia Ginevra, porta soprattutto con sé la certezza di un consolidamento dei rapporti con Narendra Modi, il premier ultranazionalista cui ha dedicato parole di elogio sopra le righe: “Spero di avere le vette di consenso del primo ministro indiano che, come si sa, è il leader più amato al mondo”.
È il coronamento di un matrimonio politico assurto al rango di “partenariato strategico”: Modi, d’altronde, rappresenta la Destra conservatrice e una linea rigida contro l’immigrazione. Ha un grande appeal, geopolitico ed economico. Poco importa se il capo del governo indiano è figura controversa, dotato di enorme consenso ma esponente di una “democrazia imperfetta” o “autocrazia elettorale”, per usare le espressioni che nel 2021 adottarono i think tank Freedom House e V-dem.
Modi, la cui immagine campeggia su migliaia di manifesti di New Delhi, è l’idolo della maggioranza induista ma è accusato di soffocare i diritti della minoranza musulmana. L’India intanto è crollata al 150esimo posto (su 180) per la libertà di stampa. E di recente è scattata la censura su un documentario della Bbcche denuncia presunte responsabilità di Modi nel non aver contrastato a dovere l’uccisione di centinaia di musulmani durante alcuni scontri avvenuti nel 2002 nello stato del Gujarat, di cui al tempo era governatore.
Ma accanto alle ombre ci sono le luci di un Paese in grande espansione, che punta entro la fine del decennio a diventare la terza potenza economica mondiale e che quest’anno prova a sfruttare al meglio l’opportunità offerta dalla presidenza di turno del G20.
Meloni, al termine del faccia a faccia con il leader indiano, elogia le relazioni bilaterali “estremamente solide” e sottolinea lo scambio commerciale che ha raggiunto la cifra record di quasi 15 miliardi di euro, raddoppiando il volume negli ultimi due anni.
“La nostra è una scelta strategica, quando parliamo di Mediterraneo allargato lo dobbiamo considerare allargato fino a qui”, si spinge a dire la premier italiana, con riferimento all’attenzione che Roma vuole attribuire all’Indo-Pacifico per contenere l’ascesa della Cina.
Due i campi d’azione, rafforzati da intese che vedono protagoniste grandi aziende come Leonardo ed Enel: difesa e sicurezza energetica. Nel primo settore New Dehli si presenta con investimenti per più di 200 miliardi e dunque come interlocutore ideale allo scopo di ottenere commesse rilevanti per ammodernare il dispositivo bellico indiano. Ma c’è interesse anche in altri campi, come transizione ecologica e tecnologie emergenti. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani a margine del vertice del G20 ha co-presieduto un incontro con le principali imprese italiane: sono 600 quelle che hanno stabilito la loro presenza nel Paese, in particolare nei distretti industriali di Delhi e di Mumbai/Pune.