21 Novembre 2024

POLITICA

Fonte: La Stampa

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Legge elettorale subito, ma anche un “contratto alla tedesca”

ROMA

Da settimane, ogni volta che parlano al telefono, si punzecchiano. Con vibrazioni tra il sulfureo e l’acido. Enrico Letta e Matteo Renzi non si amano, sono due personaggi agli antipodi, privatamente dicono l’uno dell’altro cose irripetibili in pubblico, ma ieri dopo 70 minuti di colloquio a tu per tu a Palazzo Chigi, hanno miracolosamente tracciato un viottolo che potrebbe aprire la strada ad una intesa. Un patto in questi termini: una riforma elettorale «fortemente bipolare» subito in cambio di un «contratto di coalizione» vincolante per tutti, per tutto il 2014.

 

Due le novità, ancora da solidificare. Al segretario del Pd sta a cuore incassare in tempi stretti una nuova legge elettorale che il Nuovo Centro Destra vorrebbe invece agganciare al treno accelerato delle riforme istituzionali, mentre il presidente del Consiglio non ha avuto obiezioni di merito, riservandosi di convincere Angelino Alfano. Ma in cambio il presidente del Consiglio punta a stipulare col Pd e con le altre due formazioni di maggioranza un «contratto di coalizione» alla tedesca, un cronoprogramma, scandito nei tempi e anche negli impegni, col quale i partiti si vincolano reciprocamente e solennemente ad un significativo piano di riforme fino al 31 dicembre del 2014. Davanti all’ipotesi di questo scambio, Renzi non ha detto di no. Certo, se potesse, il neosegretario si giocherebbe subito la partita delle elezioni anticipate, ma poiché lo scenario non è maturo, ha invece risposto che se il contratto si farà, il Pd ci metterà dentro tante cose.

 

Per Renzi il patto si può fare, certo, a determinate condizioni. A cominciare da quella riforma elettorale che il sindaco vuole tutta e subito e che invece Angelino Alfano vorrebbe rinviare. E infatti il vis-à-vis tra Letta e Renzi si è concluso con un comunicato incoraggiante ma non conclusivo, una nota congiunta scarna anche se intesa a spandere ottimismo: «Un incontro lungo, positivo e fruttuoso che conferma il nostro comune impegno. Lavoreremo bene insieme». Ma il comunicato non significa che tra i due sia stato siglato un accordo. L’incontro di ieri è come se si fosse simbolicamente sospeso, in attesa di aggiornamenti sulla questione più spinosa di tutte. Il presidente del Consiglio si è riservato un ulteriore approfondimento con Alfano, col quale parlerà domani pomeriggio dalla ambasciata italiana in Sudafrica, al termine dei funerali di Nelson Mandela.

 

E oramai la questione è arrivata al dunque. Angelino Alfano e Gaetano Quagliariello da settimane ripetono lo stesso ritornello: visto che abbiamo deciso di abolire il bicameralismo e siamo pronti a far decollare il relativo disegno di legge costituzionale, che senso ha approvare una riforma elettorale temporanea che deve continuare a prevedere la fiducia al governo in due Camere, una delle quali sarà presto abolita? In altre parole, la nuova legge elettorale va approvata soltanto al termine del percorso, parallelamente alla riforma costituzionale che si prepara a cancellare il Senato.

 

Impostazione con una sua logica, alla quale anche ieri Renzi ha replicato che occorre invece procedere ad una riforma immediata della legge elettorale, nel caso sciagurato di uno scioglimento immediato delle Camere. Letta ha mostrato di avere un approccio pragmatico, sostenendo che a suo avviso non ci sono ostacoli per una procedura di questo tipo, ma che devono essere d’accordo tutti i partner di governo. A cominciare dal Nuovo Centro Destra di Alfano, terrorizzato dall’idea che una legge elettorale possa aprire la strada ad elezioni anticipate, anche perché un confronto elettorale a breve «rappresenterebbe un omicidio nei loro confronti», confessa un ministro. Quale riforma elettorale? Paradossalmente – come confermato nell’incontro di ieri – questo è un aspetto relativamente spinoso. Letta ha spiegato a Renzi che per quanto lo riguarda lui è favorevole ad una legge «fortemente bipolare», che la sua preferenza personale va al Mattarellum, ma che può andar bene anche un doppio turno di coalizione e preferenze. Un impianto radicalmente maggioritario va bene anche a Renzi che però ha fretta e non soltanto perché punta ad incassare risultati visibili «nei primi due mesi».

http://www.lastampa.it/2013/12/10/italia/speciali/primarie/2013/pd/tra-letta-e-matteo-si-lavora-per-siglare-un-patto-vincolante-XeVo0Xd91XLHoFIuwzAfiI/pagina.html

 

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