20 Settembre 2024

Fonte: La Repubblica

di Katia Ricciardi

I leader europei nella sala degli Orazi e Curiazi, davanti al documento del ’57, chiamati a sottoscrivere un testo per rilanciare nei prossimi 10 anni l’integrazione europea. Juncker: “Ci sarà un 100esimo anniversario Ue”. Gentiloni: “Restituire fiducia ai concittadini”. Mattarella: “Inizia una fase costituente”

Un firma dopo l’altra. Ventisette nomi hanno rinnovato a Roma un sogno comune e con l’inchiostro della stessa penna che 60 anni fa disegnò la prima Europa, sottoscritto il proprio impegno a difenderne l’idea e l’unità.
Per la dichiarazione di Roma , i capi di Stato europei sono arrivati nella Capitale a ribadire quei voti nuziali pronunciati nel 1957 nella città eterna, nonostante il divorzio di un partner insoddisfatto, il Regno Unito. Per le nozze di diamante, i 27 sono entrati nel palazzo rinascimentale in cui il 25 marzo di sessant’anni fa fu firmato il trattato istitutivo dell’Unione, e hanno siglato nuovi concetti chiave, l’unità dell’Europa, la sua indivisibilità e la possibilità per gruppi di Paesi di procedere più speditamente di altri in determinati settori.
“Queste sono firme che restano. Ci sarà un 100esimo anniversario della Ue”, ha predetto il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, al suo arrivo, definendo anche però “molto triste” un incontro senza Regno Unito. La grande assente è stata infatti la premier britannica Theresa May, che ha deciso di avviare il complesso processo di separazione dal blocco europeo mercoledì prossimo. Ed è un’Europa in tempesta quella che oggi celebra il suo anniversario, sfiancata da venti di discordia, dubbi e sfiducia popolare. “I 27 devono dimostrare di essere i leader di quest’Europa”, ha avvertito il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. “Bisognerà rivedere i trattati, tutti. Ora inizia una fase costituente” ha aggiunto dopo la firma della dichiarazione il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Accolti sotto il sole dal premier italiano Paolo Gentiloni, i capi di Stato hanno attraversato la grande piazza del Campidoglio progettata da Michelangelo, diretti nella sala degli Orazi e Curiazi, che ha ospitato sei di loro 60 anni fa.
“È stato un viaggio di conquiste. Un viaggio di speranze realizzate e di speranze ancora da esaudire”, ha cominciato il premier italiano aprendo la cerimonia. E ripercorrendo la storia del viaggio europeo: “Alla fine della seconda guerra mondiale, l’Europa era ridotta a un cumulo di macerie. Milioni di europei morti. Milioni di europei rifugiati o senza casa. Un continente che poteva contare su almeno 2500 anni di storia, ritornato di colpo all’anno zero”, ha detto. “Prima ancora che la guerra finisse, reclusi in una piccola isola del Mediterraneo, due uomini, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, assieme ad altri, sognavano un futuro diverso. Un futuro senza guerre. Un futuro prospero. Un futuro di pace”.
Ed eccolo il presente, nei volti dei leader di oggi ai quali spetta il compito di rappezzare un sogno in pericolosa dissolvenza. “Noi oggi, qui riuniti, celebriamo la tenacia e l’intelligenza dei nostri padri fondatori europei – ha continuato il premier -. E la prova visiva e incontestabile del successo di quella coraggiosa scelta la offre il colpo d’occhio di questa sala: eravamo 6 sessant’anni fa, siamo 27 oggi. Non riesco a sfuggire al paragone con la generazione di chi firmò quei Trattati”.
Lo scopo, oggi, è prendere la rincorsa, ridare spinta a un progetto d’Unione e per farlo, dice ancora Gentiloni, “dobbiamo anzitutto restituire fiducia ai nostri concittadini. Crescita, investimenti, riduzione delle disuguaglianze, lotta alla povertà. Politiche migratorie comuni. Impegno per la sicurezza e la difesa. Ecco gli ingredienti per restituire fiducia. Serve il coraggio di voltare pagina. Il coraggio di procedere con cooperazioni rafforzate, e il coraggio di mettere al centro i nostri valori comuni. Parlo dei valori che ci fanno sentire tutti colpiti quando il Parlamento Britannico è sotto attacco. Che ci fanno gioire quando riapre i battenti il Bataclan. Che ci fanno essere orgogliosi delle donne e degli uomini di quell’avamposto europeo della civiltà che è Lampedusa”. “Abbiamo imparato la lezione: l’Unione riparte – ha concluso -. E ha un orizzonte per farlo nei prossimi dieci anni. Abbiamo la forza per ripartire perché è la nostra stessa storia a offrircela”.
Oltre il romanticismo, ha sfidato il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, e oltre la retorica, l’invito ai 27 della Ue è che “l’Unione sia, dopo Roma, più di prima, un’Unione degli stessi principi, un’Unione con una sovranità esterna, un’Unione di unità politica”. Anche per il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, l’Europa che riparte deve essere ancora più orgogliosa di quella dei padri fondatori, soprattutto ora che la situazione è così fragile: “Solo rimandendo uniti saremo all’altezza della sfide che ci attendono”.
I leader dei paesi europei ieri hanno incontrato papa Francesco: l’Europa “potrebbe morire” se non ritrova gli ideali dei padri fondatori, come “solidarietà” ha detto il pontefice argentino ai capi di Stato, “ma può ritrovare la speranza nella solidarietà, che è anche l’antidoto più efficace contro il populismo moderno”. Dopo la commemorazione solenne dei Trattati, i Capi di Stato sono andati al Quirinale per incontrare alle 13,30 il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Che, accogliendoli, si è congratulato.
“Avete adottato una dichiarazione impegnativa”, ha detto il presidente. Nel suo discorso ha ribadito l’importanza di un futuro, l’unico possibile, “che si identifichi nel nostro essere insieme Europa”. Ha citato i valori “autentici: apertura, solidarietà, tolleranza, libertà e democrazia”. Sono queste le basi che “consentiranno all’Unione di fare quel salto di qualità di cui tutti sentiamo il bisogno oggi” ha continuato il presidente della Repubblica, “perché senza rischiamo una paralisi totale”.
Un’Europa sicura e prospera, è stato questo l’auspicio di Mattarella “che segua risorse sostenibili di crescita e la strenua difesa della pace”, un’Europa che sia protagonista sul piano internazionale”. Per farlo però non si può nascondere la testa sotto la sabbia. La verità è accettare l’esigenza, e l’urgenza, di “dover ripensare la struttura alla base dell’Unione”. Le crisi ai confini, il terrorismo, la globalizzazione, “impongono – ha spiegato – con forza l’esigenza di ritracciare i trattati. I prossimi anni saranno cruciali”.
“Ci sono due categorie di Stati. Quelli piccoli e quelli che non hanno ancora realizzato di esser tali. Ora inizia una fase costituente. Che parte dalla revisione dei trattati”, ha concluso Mattarella. Prima di levare in alto i calici, e brindare “all’unione dei nostri popoli”.
Intorno a loro una Capitale sotto strettissima sorveglianza tra cortei pro e contro l’Europa. Cinquemila uomini delle forze dell’ordine tra le vie e servizi a monitorare eventuali tentativi di infiltrazione da parte di terroristi e scongiurare qualsiasi rischio di attentato. Dopo l’attacco a Londra l’allerta è massima. I cieli sopra Roma sono chiusi.

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