23 Novembre 2024

Fonte: La Repubblica

Il problema secondo il ministro dell’Economia non sono gli interessi sul debito, ma le banche che vedono il proprio patrimonio deteriorarsi e hanno costi di finanziamento maggiori . Sulla lettera della Ue “osservazioni superficiali, forse scritta un po’ in fretta”

Un livello dello spread a 320? non è la febbre “a 40 ma neanche a 37. E’ un livello che non possiamo mantenere molto a lungo, non tanto per l’impatto sugli interessi sul debito che è molto lento, avendo un debito molto solido con una vita media di sette anni ci vogliono sette anni. Ma uno spread alto pone un problema per il sistema bancario, per la parte più debole”. Lo ha detto il ministro dell’Economia Giovanni Tria a Porta a Porta, in un giorno come oggi in cui le banche sono crollate in Borsa. Le peggiori sono state Banco Bpm (-4,76%), Ubi (-4,14%) e Unicredit (-3,37%), ma sono scese anche Intesa Sanpaolo (-3,43%), Mediobanca (-3,38%), Banca Generali (-2,74%) e Bper (-2,84%).
Il ministro tuttavia non cambia idea sulla manovra, bocciata da Bruxelles. “Per ora non ci sono motivi, pensiamo che la manovra sia corretta”, ha risposto alla domanda se il governo sia disposto a cambiare la legge di bilancio nel caso la situazione dei mercati peggiori e la Ue la bocci definitivamente. “Non è questione di essere disposti o non disposti, ci sono delle incertezze, i mercati devono credere alla manovra. Monitoreremo quello che accade con analisi razionali e decideremo come fare, per ora non ci sono elementi nuovi”, ha aggiunto.
Sulla lettera di ieri della Commissione Ue, Tria osserva in particolare: “Per molte parti mi ha lasciato perplesso e un po’ sorpreso per alcune valutazioni superficiali. Forse è stata scritta un po’ in fretta”.
E comunque, Tria invita tutti ad “abbassare i toni”:  “Credo che i toni da campagna elettorale gonfino” la situazione, “sembra che un 2,4% possa compromettere la finanza pubblica: io credo che tutti debbano abbassare i toni”.”Non ho nessun piano B, il Mef controlla ed è pronto a intervenire”, ha comunque sottolineato il ministro. “Il 2,4% di deficit è il tetto massimo” per il 2019 ha detto il ministro rispondendo sulla legge di bilancio e l’eventualità che il governo la corregga sotto le pressioni dell’Europa e dei mercati. “Certo se dovesse verificarsi una crisi come il 2008 qualcosa cambieremmo”, ha aggiunto. Rimane il fatto che la procedura di deficit non comporta l’uscita automatica dall’Unione Europea, sottolinea il ministro: “Cerco di convincere con le argomentazioni ma anche se non li convinco non si esce dall’Ue e dall’Eurozona perché ci sono delle procedure per i paesi che rialzano i deficit”.

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