La “birthright citizenship” è stata stabilita nel 1868 dal Quattordicesimo emendamento della Costituzione, secondo cui tutte le persone nate o naturalizzate negli Usa sono cittadini degli Stati Uniti
Chi nasce negli Stati Uniti non diventerà più automaticamente cittadino. È quello che vuole fare Trump, se riuscirà ad aggirare la Costituzione, mettendo fine alla pratica della “birthright citizenship“. Lo ha confermato lui stesso, dopo le anticipazioni pubblicate dai media, durante l’intervista trasmessa domenica dalla Nbc.
Da Obama in poi
Trump è molto motivato su questo tema, non solo perché lo considera parte del proprio piano di limitare l’immigrazione, ma anche perché la sua carriera politica era cominciata mettendo in dubbio che Barack Obama fosse davvero un cittadino americano. Poi la questione della nazionalità acquisita nascendo sul territorio è legata anche ai viaggi delle madri che vengono a partorire negli Usa, dalla Cina e da altri paesi, in modo da ottenere il passaporto per i loro figli e i benefici connessi.
La Costituzione
Il problema è che la “birthright citizenship” è stata stabilita nel 1868 dal Quattordicesimo emendamento della Costituzione, secondo cui “tutte le persone nate o naturalizzate negli Stati Uniti, e soggetti alla loro giurisdizione, sono cittadini degli Stati Uniti”. Per cancellare questa pratica dunque bisognerebbe modificare la Costituzione, cosa che richiede una maggioranza qualificata in Congresso che i repubblicani non hanno, e poi il voto favorevole di tre quarti dei 50 stati americani.
Trump però non molla: “Dobbiamo finire questa pratica. È ridicola”. Alla Nbc ha detto che voleva farlo per decreto durante il primo mandato, ma poi il Covid aveva imposto altre priorità. Ora intende riprovarci, con un decreto. E se non basterà, cercando di cambiare la Costituzione: “Se necessario, torneremo dal popolo per chiedere di farlo”.
The dreamers
Nell’intervista Trump ha detto anche di essere disposto a fare qualcosa per salvare i “dreamers“, ossia gli abitanti degli Stati Uniti portati illegalmente nel paese dai genitori quando erano bambini, ma poi cresciuti in America senza alcun contatto con i paesi d’origine dei padri e delle madri. Invece ha ribadito l’intenzione di ordinare “la più grande deportazione di immigrati illegali nella storia del nostro paese”, cominciando però dai criminali. Ha minacciato anche di perseguire i suoi avversari politici per via giudiziaria.
Nel caso del presidente Biden e della sua famiglia, “si tratta di vedere se hanno commesso qualcosa di criminale”. Nel caso del procuratore Smith che lo ha incriminato, o della ex deputata repubblicana Liz Cheney che aveva votato il suo impeachment e partecipato alla Commissione d’inchiesta del Congresso, ritiene invece di dover procedere: “Quello che hanno fatto a me, l’uso politico della giustizia, è inaccettabile”. La scelta toccherà alla segretaria alla Giustizia Bondi, ma la volontà del presidente è chiara.