20 Settembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Paolo Valentino

Il presidente nomina ambasciatore Jon Huntsman, falco ed esperto sinologoLa politica estera della Casa Bianca conferma l’equazione a tre: Usa, Russia e Cina

Suscita interesse, sia pur con qualche riserva, a Mosca, la scelta di Donald Trump di nominare Jon Huntsman al posto di ambasciatore americano in Russia. Sessantasei anni, mormone, ex governatore repubblicano dell’Utah, candidato alle elezioni presidenziali del 2012, Huntsman ha già alle sue spalle due importanti esperienze come diplomatico: è stato infatti giovanissimo inviato a Singapore sotto l’Amministrazione di Bush padre e più di recente ambasciatore a Pechino, in quella di Barack Obama.

Il «perdono»
La nomina da parte di Trump giunge a sorpresa per due ragioni: la prima è che durante la campagna elettorale, dopo avergli annunciato il suo appoggio, Huntsman aveva invitato il candidato repubblicano a ritirarsi dopo la pubblicazione del famoso video nel quale si sentiva Trump fare apprezzamenti volgari sulle donne. In questo caso, quindi, Trump ha tenuto a freno il suo spirito vendicativo. La seconda è che Huntsman, grande esperto e conoscitore della Cina (parla correntemente il mandarino), non ha alcuna conoscenza approfondita della Russia e dei rapporti russo-americani, tantomeno parla la lingua di Pushkin. L’unico legame di Huntsman con la Russia è economico: l’azienda chimica di famiglia ha infatti alcune operazioni in corso nella Federazione russa.

«Un peso massimo»
«Ma è un nome di alto profilo, politicamente un peso massimo, e questo è indicativo della priorità che le relazioni con Mosca hanno per Trump: in questo senso è una scelta interessante e significativa», spiega Fyodor Lukyanov, direttore Russia in Global Affairs e presidente del Council on Foreign and Defense Policy, uno dei pensatoi del Cremlino. Secondo Lukyanov la nomina contiene un preciso messaggio ai russi: «L’Amministrazione Trump vede nella Cina il suo principale avversario strategico e la scelta di Huntsman, cioè di un sinologo, segnala che per Washington la Russia è parte di una sofisticata equazione a tre, con America e Cina, dove il Cremlino ha un ruolo da giocare. E’ una nomina molto coerente con la linea di politica estera della nuova Casa Bianca».

Pragmatico
Il fatto che Huntsman sia attualmente alla guida dell’Atlantic Council, una think tank che sposa una linea dura verso Mosca, fa storcere la bocca ad alcuni. «Non si tratta proprio di una colomba. Trump sembra circondarsi di gente che non vuole migliorare i rapporti con la Russia», fa osservare il senatore Alexeij Pushkov, membro della commissione Sicurezza e Difesa del Consiglio della Federazione, la Camera Alta del Parlamento russo. Ma Lukyanov smentisce questa lettura: «Huntsman è pragmatico, ha fatto il diplomatico e sa distinguere i due ruoli. Una cosa è l’Atlantic Council, un’altra l’ambasciata a Mosca. E poi non sarà lui a formulare la politica. Trump in realtà non ha mai detto di voler essere conciliante con Mosca, ma di voler ricostruire i rapporti sulla base degli interessi reciproci».

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