Fonte: La Repubblica
di Alberto Flores D’Aecais
Il presidente contesta la decisione di Mosca sui missili Cruise: “Ne parlerò a Putin”. E minaccia: “Stati Uniti non cederanno la supremazia sugli armamenti”
Aumentare l’arsenale nucleare per fare degli Stati Uniti il “top of the pack”, la più potente di tutte le nazioni che hanno l’atomica. In una intervista nello Studio Ovale data ieri alla Reuters, Donald Trump è tornato a parlare – questa volta con il timbro della Casa Bianca – della corsa al riarmo nucleare sostenendo che gli Usa sono adesso indietro rispetto alle proprie capacità ed attaccando la Russia per il missile ‘cruise’ recentemente dispiegato dal Cremlino in violazione del trattato sul controllo delle armi (“ne parlerò con Putin al primo incontro”).
Si è detto “molto arrabbiato” per i test missilistici della Corea del Nord e ha sottolineato come una delle diverse opzioni disponibili per fronteggiare la minaccia di Pyongyang sia quella di accelerare la realizzazione di un sistema di difesa missilistico per gli alleati Usa nella regione quali Giappone e Corea del Sud. Il presidente americano si rivolge quindi anche alla Cina spiegando che “se volesse” potrebbe risolvere le sfide sul fronte della sicurezza poste dalla Corea del Nord “molto facilmente”, alzando il livello di pressione sul regime di Pyongyang.
Un’intervista a tutto campo, in cui ha parlato di Cina (definita un “grande campione nella manipolazione della valuta”) della ‘border tax’, la tassa doganale (“incoraggerà le aziende americane a tornare negli Usa e a costruire fabbriche qui”) e si è detto “totalmente in favore” di un governo dell’Unione Europea.
Un’intervista arrivata in un giorno particolare per le forze della destra riunite a Washington sul palco della Conservative Political Action Conference (Pcac) in un’atmosfera assai diversa da quella di un anno fa quando i conservatori ragionavano ancora se si dovesse puntare su un altro Bush e Donald Trump era guardato con sospetto (quando non veniva apertamente deriso). Star della giornata (oggi interverrà lo stesso presidente) Steve Bannon, lo stratega, l’eminenza grigia (per i nemici l’anima nera) della Casa Bianca, uomo che lavora dietro le quinte e nell’ombra decide la ‘linea’ e il destino di molti. Ha rivendicato con orgoglio la vittoria (“noi non avevamo soldi rispetto ad Hillary ma sapevamo che avremmo vinto già dal 15 agosto”, e ha assicurato che le promesse verranno mantenute: “il presidente è concentrato in modo maniacale sull’agenda”.
Fra i punti che si dovrebbero conoscere nelle prossime ore, anche i provvedimenti per restituire un ruolo alle agenzie di sicurezza private nelle carceri Usa: a ridurre di molto il loro ruolo era stato Obama, citando abusi e problemi. Ma secondo un documento ottenuto da Nbc Trump si prepara a tornare indietro.