Fonte: Corriere della Sera
di Giuseppe Sarcina
Il presidente torna a minimizzare e attacca i medici. Nel Paese 50 mila casi, a New York la curva s’impenna. Il Congresso verso il sì al pacchetto da duemila miliardi
Due settimane, da qui al 12 aprile, giorno di Pasqua, per «tornare alla normalità». Donald Trump ha spiegato le sue intenzioni, in una doppia intervista con Fox News e poi nel consueto briefing alla Casa Bianca. Punto primo: «Il tasso di mortalità di questa infezione è basso, intorno all’1%. Ogni anno muoiono 36 mila persone per l’influenza, ma non abbiamo mai bloccato il Paese per quello. Ci sono anche tanti morti per gli incidenti stradali, ma non è che chiediamo alle fabbriche di non costruire più auto». Secondo passaggio: «Fosse per i dottori dovremmo fermarci per mesi, se non per anni. La cura rischia di diventare peggiore del problema. Se le imprese si bloccano, se la gente perde il lavoro, andremo incontro alla depressione, all’instabilità. Ci saranno migliaia di suicidi».
Conclusione: «Possiamo fare due cose nello stesso tempo. Riapriamo l’America al più presto, realisticamente entro Pasqua. Siamo in grado di produrre e di prendere le necessarie precauzioni».
Il dottor Anthony Fauci, figura chiave della task force anti virus, è ricomparso nella conferenza stampa serale. La sua opinione? «Dobbiamo essere molto flessibili, studiare bene i dati, illuminare anche le aree di cui non sappiamo niente. Certamente non è pensabile riaprire le zone dove la progressione del contagio è esponenziale». Qualche ora prima Deborah Birx, coordinatrice del team, aveva cercato di districarsi in questo modo: «Oggi abbiamo i mezzi e le tecnologie per un approccio granulare, modulando le misure di restrizione per aree geografiche». Per settimane Birx, i filmati sono ancora online, si è appellata «ai millennial»: «Senza di voi non possiamo vincere questa battaglia». I giovani positivi, magari asintomatici che possono infettare i genitori, i parenti o anche semplici conoscenti più anziani. Tutto dimenticato, come vuole il presidente.
Ci sono, però, i numeri. I casi positivi sono in crescita esponenziale: circa 52 mila in tutto il Paese, con 675 morti. La situazione a New York sta diventando «esplosiva», come avverte il governatore dello Stato Andrew Cuomo: «La curva si sta impennando a una velocità che non ci aspettavamo». Il problema, ignorato da Trump, è il possibile collasso degli ospedali. Nella Grande Mela sono già finiti nei reparti 3.200 pazienti, 750 in cura intensiva. La previsione di Cuomo è drammatica: «Nelle prossime due settimane New York avrà bisogno di altri 30 mila ventilatori. Ma la Protezione civile federale ce ne ha mandati solo 4.000. Allora io dico a questi signori: venite voi a New York a scegliere quelle 26 mila persone che dovranno morire perché non possiamo curarle».
Sempre a New York, però, Wall Street ha messo a segno il rialzo record dal 1933: +11,37%. Sarà stato per le parole di Trump, ma soprattutto per le notizie in arrivo dal Congresso, dove nella notte, repubblicani e democratici sembrano vicinissimi all’accordo sul pacchetto da duemila miliardi: quattro assegni fino a tremila dollari per i cittadini con reddito medio-basso; prestiti agevolati per le imprese.