Il presidente tunisino Kais Saied ha rifiutato i fondi stanziati dall’Unione europea, definendoli “elemosina” e accusando l’UE di aver disatteso un memorandum d’intesa
Il presidente della Tunisia, Kais Saied, ha respinto la prima tranche di fondi Ue nel quadro dell’accordo di cooperazione economica e sul controllo dei flussi migratori. In una nota diffusa sulla pagina Facebook della presidenza, Saied ha dichiarato che la somma prevista viola lo spirito del memorandum of understanding siglato a luglio con Bruxelles e gli esiti della conferenza di Roma sulle migrazioni.
I vertici Ue avevano comunicato a fine settembre l’erogazione di un primo blocco da 127 milioni di euro, anche se circa metà della cifra (60 milioni di euro) rientrava in accordi pregressi all’accordo raggiunto con i vertici comunitari.
La stessa Commissione Ue aveva paventato l’erogazione di altri 42 milioni di euro ad hoc per le imbarcazioni della guardia costiera tunisina, senza indicare una data precisa per il versamento della cifra. Saied ha liquida gli importi come «elemosina» ed esige «rispetto» nei confronti della Tunisia. Una portavoce della Commissione ha dichiarato che Bruxelles è «in contatto con le autorità tunisine» per «l’attuazione del memorandum».
Come funziona il memorandum of understanding con Tunisi
Lo strappo di Saied riaccende la tensione sul memorandum of understanding mediato dalla premier italiana Giorgia Meloni e firmato dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e il futuro ex premier olandese Mark Rutte. Proprio Meloni aveva confermato a un vertice a Malta dello scorso 29 settembre lo sblocco della prima quota di denaro comunitario a favore di Tunisi, in teoria un segnale sull’accelerazione dell’accordo.
Il testo prevede lo stanziamento di oltre un miliardo di euro complessivi, somma di 105 milioni di euro in rafforzamento dei controlli costieri, 150 milioni di sostegno diretto al bilancio nazionale e altri 900 milioni di eurodi assistenza macro-economica, questi ultimi subordinati al raggiungimento di un’intesa con il Fondo monetario internazionale sul debito cumulato dal Paese nordafricano.
In teoria l’intesa si regge su alcuni «pilastri» di collaborazione e diversificazione dell’economia tunisina, ma il suo cuore resta la sinergia con Tunisia su blocco e controllo delle partenze della sua costa. Il «Mou» ha attirato critiche per le accuse di violazione dei diritti umani, finendo sotto ai riflettori del mediatore europeo a settembre 2023. Nel mirino ci sono soprattutto le condizioni riservate ai migranti e i rischi di abusi contestati a Saied, criticato per l’involuzione autocratica del Paese nordafricano sotto la sua presidenza.
Saied: non accettiamo l’elemosina
I toni del comunicato sono tutt’altro che morbidi. «La Tunisia, che accetta la cooperazione, non accetta la carità né l’elemosina. Il nostro Paese e la nostra gente non vogliono pietà, ma esigono rispetto» dichiara Saied. Le ragioni del diniego non riguardano i volumi di investimento previsto ma la «proposta» in sé, fa sapere la presidenza.
«La Tunisia respinge quanto annunciato nei giorni scorsi dall’Ue, e non per l’importo, perché tutta la ricchezza del mondo non vale un grammo della nostra sovranità – si legge nel testo – ma perché la proposta contraddice il memorandum d’intesa firmato a Tunisi nello spirito che ha prevalso alla conferenza di Roma dello scorso luglio».
La Tunisia, si legge ancora nel testo, «sta facendo tutto il possibile per smantellare le reti criminali che trattano esseri umani e organi umani», anche se il «nostro paese non è mai stato la causa di questa miseria che vive la maggior parte degli africani». Le coste tunisine rappresentano la base di partenza principale degli oltre 130mila sbarchi registrati in Italia dall’inizio del 2023.