L’ex ministro italiano potrebbe avere il controllo su Salute e Agricoltura, oltre a Coesione e Pnrr. Ecco chi guiderà il governo della Ue
Salvo colpi di scena — già ieri ci sono state le clamorose dimissioni del commissario Thierry Breton — Ursula von der Leyen presenterà questa mattina la squadra e i relativi portafogli in una riunione a Strasburgo con i leader dei gruppi e la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. Un puzzle complesso, che nelle ultime settimane ha continuato a cambiare. Nemmeno il caso Slovenia, ovvero la mancanza della nomina ufficiale della commissaria Marta Kos nonostante l’indicazione da parte del premier Golob, ha fermato von der Leyen.
Il segnale da Lubiana è atteso in queste ore. Secondo le ultime indiscrezioni sono confermate le cinque vicepresidenze esecutive, tra cui una al commissario italiano Raffaele Fitto, che ha suscitato polemiche tra socialisti, verdi e liberali. Il suo cluster dovrebbe essere l’economia reale con la supervisione su Agricoltura e Salute più il portafoglio alla Coesione cui si aggiunge il Pnrr, con il controllo diretto su una direzione generale che andrebbe a unire le attuali Dg Regio e Dg Reform (ora nel portafoglio Coesione della commissaria Ferreira) più la Task force Recovery.
Fitto ieri ha incontrato il presidente Mattarella per illustrargli le problematiche europee che dovrà affrontare, sapendo di avere anche il sostegno del Quirinale. Le altre vicepresidenze esecutive dovrebbero andare alla Francia (Séjourné con un maxi portafoglio prosperità-competitività-mercato interno che prevede la supervisione su commercio e sicurezza economica, affari economici e monetari, servizi finanziari, ricerca e innovazione e la direzione generale Mercato interno), alla Spagna (Ribera alla guida dell’Antitrust Ue più il cluster dell’energia, portafoglio che però dovrebbe andare alla Repubblica ceca, paese pro-nucleare), alla Lettonia (Dombrovskis responsabile dell’allargamento e della ricostruzione dell’Ucraina) e alla Slovacchia (Sefcovic titolare della semplificazione amministrativa e affari istituzionali). L’Alta rappresentante Kallas è l’unica vicepresidente stabilita nei Trattati.
Von der Leyen ha dunque superato la logica delle vicepresidenze esecutive attuale legate alle famiglie politiche come nell’esecutivo optando per un equilibrio geografico. Al commissario polacco Serafin viene attribuito il Budget. Al greco Tzitzikostas i Trasporti, alla finlandese Virkkunen il Digitale, alla svedese Roswall la Giustizia e alla belga Lahbib la Migrazione. Al falco olandese Hoekstra per giorni è stato attribuito il Trade mentre nelle ultime ore l’Economia (oggi di Gentiloni). La nuova Commissione sarà sbilanciata a destra: il Ppe ha 14 commissari più la presidente, i Socialisti 4 e 4 anche i Liberali. Le donne sono 11 su 27. Von der Leyen è riuscita a imporsi facendo raddoppiare la presenza femminile iniziale con un forte pressing sui Paesi più piccoli come Romania, Bulgaria, Slovenia ma anche su Portogallo e Belgio. Soprattutto von der Leyen ha avuto la meglio su Breton, che nei mesi passati l’ha accusata di avere una guida accentratrice e poco collegiale: la presidente ha ottenuto la sua testa in cambio di un portafoglio più pesante per Parigi. Nella nuova Commissione von der Leyen non sembra avere più figure che possano tenerle testa (salvo Ribera) come hanno tentato di fare Timmermans, Vestager e appunto Breton. Come ha osservato il commissario Gentiloni in un’intervista a Paolo Valentino, sul Corriere: «Oggi si potrebbe rispondere a Kissinger che il telefono dell’Europa c’è ed è quello di Ursula von der Leyen».