22 Novembre 2024
BIDEN E PUTIN

BIDEN E PUTIN

Il leader russo si mostra d’accordo con il consiglio di Lavrov per la diplomazia, ma secondo il Pentagono la presenza ai confini continua a crescere

Quel tavolone lunghissimo sembra voler dare l’idea di una distanza che non sarà facile accorciare, anche se questa volta è il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, e non un ospite straniero, a doversi accomodare a quattro metri da Vladimir Putin. Eppure, mentre fra Mosca e l’Occidente prosegue lo scambio di accuse – l’allarme di americani ed europei per un’invasione data da molti come imminente, e bollata dai russi come frutto di “isterismi” – il messaggio che il presidente russo ha voluto trasmettere lunedì è di disponibilità a negoziare ancora con Nato e Stati Uniti sul fronte della sicurezza in Europa.
Un cambio di tono accompagnato dalla prima dichiarazione rassicurante, dopo settimane, da parte di Sergej Shoigu, il ministro della Difesa che Putin ha incontrato separatamente (ma allo stesso tavolo). Ricordando che le manovre in corso stanno impegnando quasi tutte le flotte e i distretti militari, oltre alle forze schierate in Bielorussia, Shoigu ha detto a Putin che «una parte di queste esercitazioni si avvia alla conclusione, altre termineranno a breve».
Ma nelle regioni confinanti con l’Ucraina, è convinto il Pentagono, la mobilitazione dei russi è in fase di crescita. La Cnn riferisce la chiusura dell’ambasciata americana a Kiev, e il fatto che il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj è stato nuovamente informato del rischio di attacco per domani, mercoledì 16. Data che non viene fatta per la prima volta, ha notato scettico Zelenskyj che per quel giorno ha piuttosto proclamato una giornata di unità nazionale. Ma un’altra tv americana, la Cbs, alcune truppe al confine si sarebbero spostate in posizione di tiro.

Riconoscere Donetsk e Luhansk
Un’altra carta che il presidente russo potrebbe riservarsi di tenere da parte come arma di pressione è la richiesta della Duma russa di riconoscere le regioni separatiste di Donetsk e Luhansk nel Donbass ucraino. Finora Mosca ha evitato questo passo: riconoscere l’indipendenza autoproclamata dai due regimi filorussi sarebbe una sfida aperta a Kiev in grado di far precipitare la situazione e decretare la fine del tentativo di pacificazione impostato negli Accordi di Minsk.

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Il Parlamento russo ne discuterà martedì: ma ora l’attenzione è soprattutto sul documento di 10 pagine che, ha detto Lavrov, è la risposta alle controproposte inviate da Nato e Casa Bianca alle richieste di Mosca: impegno a non accettare l’Ucraina nella Nato; a non schierare presso i confini russi armamenti che possano costituire per Mosca una minaccia; passo indietro della Nato nei Paesi divenuti membri dopo il 1997.

Lavrov cambia tono
Le risposte di americani ed europei – che da subito hanno escluso ogni concessione che impedisca all’Ucraina di aderire all’Alleanza – non hanno soddisfatto Mosca. Questo Lavrov lo ha ripetuto ieri a Putin. Ma quando il presidente russo gli ha chiesto un parere sulla possibilità di un’intesa tra Russia e Stati Uniti, Lavrov ha risposto che «una possibilità c’è sempre».
Nelle risposte americane, la parte che Lavrov ha gradito di più definendola «costruttiva» apre al negoziato sui missili a medio e corto raggio, con misure volte a rafforzare fiducia e trasparenza tra Russia e Stati Uniti. Un passo avanti rispetto ai giorni scorsi in cui Lavrov si limitava a definire «marginali» questi temi di fronte alle richieste centrali di Mosca su Ucraina e Nato.
Lo scambio tra Putin e Lavrov è stato trasmesso in tv: «Penso che le nostre possibilità siano ben lontane dall’essere esaurite – ha detto il ministro degli Esteri -. Anche se non si può continuare all’infinito. Suggerisco di continuare e rilanciare il dialogo». Putin ha assentito in diretta.
L’Occidente ha cominciato ad ascoltarci, osserva Konstantin Kosachev, vicepresidente del Consiglio della Federazione, Camera Alta russa: «La reazione di Usa e Nato alle nostre proposte consente di contare sull’avvio di negoziati su dossier concreti. È ora di mettersi d’accordo: questo è il segnale della Russia all’Occidente».

Ucraina, Nato, e sicurezza europea
Spetterà a Olaf Scholz, oggi con Putin a Mosca, riprendere da qui e verificare la consistenza di queste aperture. In visita a Kiev, con Zelenskyj a fianco, il cancelliere tedesco ieri ha dato voce al cuore del problema affermando qualcosa che Mosca vorrebbe avere come garanzia scritta: «La questione della partecipazione dell’Ucraina ad alleanze non è in agenda. Ecco perché è strano vedere che il Governo russo considera un grosso problema politico qualcosa che non è in agenda».
Parole che anche Zelenskyj è sembrato condividere: l’appartenenza alla Nato, ha detto, è un «sogno» lontano: «Ma per noi non è l’obiettivo assoluto». Anche se il futuro della nuova architettura di sicurezza europea «verrà deciso in Ucraina».

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