23 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Franco Venturini


Superato con successo il tempo delle elezioni, per il nuovo presidente ucraino Volodymyr Zelenski è arrivata l’ora delle scelte strategiche. Una in particolare, che riguarda anche noi: come saranno i futuri rapporti tra Kiev e Mosca? Partirà davvero un processo di dialogo capace di sfociare un giorno nella revisione delle sanzioni economiche anti-Russia decretate dopo l’illegale annessione della Crimea, sanzioni che non poco danneggiano gli interessi italiani e che non sono assenti dai passaggi più controversi della nostra politica interna?
Se dovessimo cercare le risposte tra gli indizi dei giorni scorsi, avremmo una sola certezza: al partito del dialogo si contrappone in Ucraina una fazione altrettanto forte, forse anche straniera, che di una distensione con il Cremlino non vuole nemmeno sentir parlare. Si guardi alla successione dei fatti. All’indomani della vittoria nelle elezioni legislative, Zelenski e Putin si parlano al telefono. Atmosfera buona, e quel che più conta i due mettono in cantiere uno scambio di prigionieri. Compresi, sembra, i 24 marinai ucraini catturati dai russi nel novembre scorso dopo l’incidente marittimo nello stretto di Kerch. La trattativa comincia subito, il 23 luglio. Ma il 25 luglio lo SBU (i servizi segreti di Kiev) intercetta e sequestra una nave-cisterna russa che avrebbe partecipato all’incidente di Kerch e per questo navigherebbe ora con un nuovo nome. Zelenski non può reagire, deve tener conto dei nazionalisti. Putin è furibondo. I negoziati si interrompono.
Il braccio di ferro sulla Russia è appena iniziato, e noi faremmo bene a seguirlo. Anche perché nel Donbass c’è una guerra che continua e che ha già fatto 13.000 morti.

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