Fonte: La Repubblica
“Aprano procedure, noi continueremo a salvare vite” la risposta del premier alla puntualizzazione dei “burocrati” di Bruxelles sul contributo da 3 miliardi da versare ad Ankara per l’emergenza migranti. La Commissione: sulla domanda di maggior flessibilità si deciderà in primavera, “caso per caso” e conti alla mano
La Commissione europea chiarisce che il contributo richiesto agli Stati membri per complessivi 3 miliardi a favore della Turchia per l’emergenza rifugiati non rientra nel calcolo del deficit ai fini del Patto di stabilità e crescita, l’insieme di parametri Ue da rispettare quando si predispone il bilancio pubblico. La puntualizzazione ha come destinatario soprattutto l’Italia e la sua richiesta di flessibilità. Il premier Matteo Renzi, per tutta risposta, non fa nulla per non evidenziare, accanto alla notizia “positiva”, il contrasto tra il burocratese dei ragionieri della Commissione che riescono a marcare distinguo contabili anche sul dramma umanitario in corso nel Mediterraneo.
“Noi italiani pensiamo che i migranti siano tutti uguali – premette Renzi parlando ad Abuja, in Nigeria, prima tappa del suo nuovo viaggio in Africa -. Non è possibile considerare le vite da salvare nel Mar Egeo diverse da quelle da salvare nel Mar Tirreno. Il fatto che le spese per salvare i bambini che navigano dalla Turchia alla Grecia siano fuori dal Patto di Stabilità è finalmente un fatto positivo. Pensare di considerare in modo diverso le spese per salvare i bambini eritrei che arrivano in Sicilia mi sembra assurdo e illogico. Solo una perversione burocratica può fare distinzioni tra le vite da salvare”.
“A questo punto – conclude allora il presidente del Consiglio – noi daremo il nostro contributo alla Turchia per salvare esseri umani. E faremo ogni sforzo per salvare vite umane nel Mediterraneo: abbiamo salvato, e continueremo a farlo, migliaia di vite mentre l’Europa si girava dall’altra parte. Prima del patto di stabilità c’è un patto di umanità. Se poi vogliono aprire una procedura contro l’Italia, facciano pure: noi andiamo avanti. Per noi Europa significa valori e ideali, non polemiche da professionisti dello zero virgola”.
La Commissione europea, sottolineando che la posizione di Bruxelles era nota già da dicembre quando fu raggiunto l’accordo tra i 28 Paesi membri, ha dato la sua, seppur indiretta, risposta ai dubbi italiani: “Il contributo da 281 milioni (la quota che tocca all’Italia, ndr) al fondo straordinario è già fuori dal computo” del deficit. Per quanto riguarda i conti tricolori, inoltre, Bruxelles ricorda che le decisioni sulla richiesta di flessibilità per fronteggiare le uscite legate ai migranti verranno prese a “primavera, caso per caso ed ex post, sulla base delle spese fatte”. Su questo secondo versante, Roma chiede una maggiore possibilità di spesa pari allo 0,2% del Pil, circa tre miliardi di euro.
Sulla sottile linea dei bilanci, dunque, prosegue la vena polemica tra Bruxelles e l’Italia. Del ruolo di Roma nello scacchiere del Vecchio continente, Renzi è tornato a parlare nella sua e-news: “Le cose sono cambiate. Le riforme sono leggi e dopo tre anni di recessione è tornato il segno più nei fondamentali economici. Possiamo tornare a fare il nostro mestiere, dunque. E il nostro mestiere è guidare l’Europa, non andare in qualche palazzo di Bruxelles a prendere ordini”, scrive. “L’Italia – dice ancora – per anni aveva un debito morale con le istituzioni europee, e io dico soprattutto con i propri concittadini, perché parlava di riforme che non riusciva a realizzare”.
Già al termine dell’incontro con Angela Merkel venerdì scorso, Renzi aveva affrontato il nodo della flessibilità e dei fondi alla Turchia, auscicando auspicato una risposta in settimana sui margini di bilancio per le spese per i migranti. Ma un portavoce della Commissione ha tenuto a separare i due piani, ricordando che gli accordi su Ankara sono già stati presi e non hanno nulla a che vedere con le richieste italiane sui conti.
Una stilettata al premier che da Berlino aveva detto: “L’Italia è da sempre disponibile, ma stiamo aspettando che le istituzioni europee ci diano alcune risposte su dei quesiti che abbiamo formulato per le vie brevi, sul modo di intendere questo contributo e gli altri necessari all’immigrazione”. Sulla flessibilità, poi, Renzi aveva insistito sulla necessità che le regole fossero uguali per tutti: “Chiediamo che le regole Ue che esistono siano applicate, non chiediamo nuove regole”.
Per quanto riguarda la Turchia, la cifra stanziata dalla Ue è definita “iniziale” come a lasciare intendere che potrebbero seguire altre somme, ma condizionate al “bisogno e natura del finanziamento” e “saranno riviste alla luce dello sviluppo della situazione”. Il calcolo dei contributi è fatto in base al Pil di ciascun Paese: la Germania dovrebbe versare 534 milioni, la Gran Bretagna (che non ha voluto partecipare alla redistribuzione dei rifugiati già sul suolo europeo) 409, la Francia 386. L’Italia dovrebbe versare 281 milioni di euro, la Spagna 191 e l’Olanda 117.