Fonte: La Stampa
di Marco Bresolin
L’Ue rimanda indietro la manovra giallo-verde: inaccettabile il deficit al 2,4%. Tria: tranquilli, il debito calerà. Il ministro resta isolato all’Eurogruppo. Juncker: “Se vi concediamo di violare le regole è la fine dell’euro”
«Giovanni, anche nel tennis si può discutere con l’arbitro quando la pallina è vicino alla linea. Ma non quando è chiaramente fuori dal campo». Pierre Moscovici ci ha provato con una metafora sportiva. Parlando con il ministro Tria a Lussemburgo gli ha ribadito che un deficit al 2,4% del Pil è inaccettabile perché comporta «una deviazione molto, molto significativa» dagli obiettivi fissati dalle regole Ue. Non risulta che il ministro abbia reagito come Serena Williams alla finale degli Us Open.
Tria si è limitato a ribadire quanto già annunciato pubblicamente. E cioè che «l’Ue deve stare tranquilla» perché «il debito calerà» grazie agli «effetti sulla crescita».
Però non è stato in grado di dare ulteriori elementi ai colleghi dell’Eurogruppo: «Il lavoro non è finito – avrebbe detto durante il vertice -, stiamo finalizzando i dettagli della manovra. Per questo torno a Roma in anticipo». Ma il messaggio che porta a casa dal confronto con l’Europa ha i contorni dell’ultimatum: «Se l’Italia vuole un trattamento speciale, allora sarebbe la fine dell’Euro». Le parole, pesantissime, arrivano da Jean-Claude Juncker. Il presidente della Commissione preannuncia così la linea dura: «Saremo molto rigidi». Per Tria c’è quindi una sola via d’uscita e a indicarla è Moscovici: «Il governo torni sui suoi passi». Mario Centeno, presidente dell’Eurogruppo, chiede «risposte al più presto». L’Italia – incalza il portoghese – «dimostri di avere un bilancio credibile e sostenibile».
Prima di rientrare a Roma, ieri sera Tria si è incontrato con Moscovici e Dombrovskis (separatamente). I due gli hanno spiegato che la Commissione è disposta a concedere un deficit all’1,7%. Ma non un decimale di più. Perché diversamente non ci sarebbe alcuna garanzia sul calo del debito. «Dal punto di vista tecnico, non c’è alcuna compatibilità tra la posizione italiana e quella di Bruxelles» spiega una fonte.
La Commissione fa muro
Tria ha provato a sondare il terreno buttando lì un’altra ipotesi: deficit al 2,4% soltanto nel 2019, anziché per tre anni. Ma anche su questo fronte la Commissione non sembra disposta a fare concessioni. E in ogni caso le difficoltà maggiori sembrano arrivare da Roma: Lega e M5S non vogliono cedere. Il ministro ha quindi provato a giocare la carta politica con i commissari: attenti, perché se scoppia lo scontro – questo il senso del suo ragionamento – i partiti di maggioranza aumenteranno ancor di più i loro consensi. È un tema sensibile per la Commissione (e infatti oggi se ne parlerà al collegio dei commissari), ma Bruxelles deve anche fare i conti con il pressing degli altri Paesi. L’Eurogruppo di ieri ha infatti dimostrato con chiarezza il totale isolamento dell’Italia. Prese di posizione dure sono arrivate non soltanto dai soliti falchi nordici, ma anche dai vicini mediterranei, che storicamente sono al fianco di Roma sul fronte dei conti pubblici. Una discussione sul bilancio italiano non era all’ordine del giorno: tutto doveva rimanere confinato ai corridoi e agli incontri bilaterali. E invece il francese Bruno Le Maire e l’olandese Woypke Hoekstra hanno costretto Tria a «dare spiegazioni» al tavolo, davanti a tutti: «È una questione che riguarda l’intera Eurozona». Gli altri hanno annuito e Centeno ha così invitato l’italiano a prendere la parola.
Lo spread torna a salire
Tria si è trovato un po’ spiazzato, perché probabilmente nemmeno lui pensava di dover affrontare la questione durante la plenaria. «Ha balbettato che le discussioni sono ancora in corso, ma senza dare troppe rassicurazioni» confida una fonte. La notizia del suo rientro anticipato, inoltre, ha colto di sorpresa i colleghi. Ma soprattutto ha provocato la reazione dei mercati. La Borsa, che aveva aperto in territorio positivo, ha chiuso in rosso, con un -0,49. Balzo avanti per lo spread, che ha chiuso a quota 282 punti. Luigi Di Maio ha accusato «le istituzioni Ue che giocano a fare terrorismo sui mercati» e ha puntato il dito contro Moscovici che «stamattina si è svegliato e ha pensato bene di fare una dichiarazione contro l’Italia». Secca la replica: «Faccio solo il mio lavoro, evitiamo escalation».