Fonte: La Stampa
di Carlo Bertini
Giuseppe Conte avanza una richiesta di fiducia ai due leader dei partiti di maggioranza, Salvini e Di Maio. Una scelta inusuale, quella del premier (porre un problema politico di prima grandezza in una conferenza stampa in diretta Facebook) che segnala la gravità della crisi in atto. Una crisi istituzionale, tutta interna al governo, che dunque necessita di una spinta inedita anche sul piano comunicativo e mediatico, per essere risolta. Il premier dice senza mezzi termini che «un comportamento leale significa una cosa evidente se si vuole proseguire. Chiedo dunque ai leader di operare una chiara scelta se hanno intenzione di proseguire o se preferiscono ripensarci. Non mi preso in alcun modo a vivacchiare e galleggiare. E se non ci fosse una chiara assunzione di responsabilità e – attenzione – se non ci fossero i necessari comportamenti conseguenti – rimetterò il mio mandato al presidente della Repubblica».
Insomma una sorta di ultimatum, che ha un orizzonte temporale molto stretto, visto che lo stesso Conte, conclude il suo discorso con una frase perentoria: «Chiedo una risposta chiara, inequivoca e rapida», perché i cittadini «non possono aspettare». E se il premier mette in conto un breve periodo di assorbimento delle tensioni legate alla campagna elettorale, non esclude che a questo punto i due partiti possano «coltivare la speranza di una prova elettorale», o per consolidare una vittoria, o per ribaltare una sconfitta. Ma in ogni caso pretende ora una nuova attestazione di fiducia che dia nuova spinta propulsiva ad un esecutivo che altrimenti sembra avviato verso il capolinea. Con una postilla implicita, che suona più o meno così: attenzione, io ritengo di aver fatto il mio dovere e se si tornerà alle urne, la colpa non sarà mia, ma dei due leader, che se ne accolleranno tutta la responsabilità. Dunque il cerino è in mano a loro.
La riposta di Salvini
La risposta del vicepremier leghista, Matteo Salvini, non tarda ad arrivare su Facebook, ma ricalca le dichiarazioni degli ultimi mesi: «Noi non abbiamo mai smesso di lavorare, evitando di rispondere a polemiche e anche insulti, e gli italiani ce lo hanno riconosciuto con 9 milioni di voti domenica». Una risposta-non risposta, con un’aggiunta: «Vogliamo andare avanti e non abbiamo tempo da perdere, la Lega c’è». «L’Italia dei sì è la strada giusta», prosegue il vicepremier del Carroccio. E ribadisce le tappe future del governo gialloverde: «Flat Tax e taglio delle tasse, riforma della giustizia, Decreto Sicurezza Bis, autonomia regionale, rilancio degli investimenti, revisione dei vincoli europei e superamento dell’austerità e della precarietà, apertura di tutti i cantieri fermi».
Toninelli: «Il Movimento sarà leale»
«Leale collaborazione? Da parte nostra certamente sì, io sono fiducioso », è la rispost che arriva dal ministro per le infrastrutture, Danilo Toninelli, entrando a Montecitorio per incontrare il vicepremier e leader M5s Luigi Di Maio.
L’attacco del Pd
Di fronte alla replica di Salvini, il premier Conte risponde: «Se Salvini c’è allora possiamo andare avanti». Ma – interviene nel dibattito il capogruppo del Pd alla Camera, Graziano Delrio – le parole di Conte hanno aperto ufficialmente la crisi di Governo. I continui litigi, le prevaricazioni e i distinguo tra Lega e M5S non consentono più al presidente del consiglio di svolgere la sua azione di guida del governo, semmai l’abbia svolta. È lui stesso a averlo detto oggi con molta chiarezza rivolgendosi a Salvini e Di Maio e mettendo sul tavolo le sue dimissioni: il fallimento è certificato da coloro che lo hanno provocato». A questo punto, conclude Delrio, «se è rimasto almeno un minimo di rispetto delle Istituzioni democratiche, Conte prenda coraggio e venga a riferire in parlamento sull’inattività del governo che dura da mesi e sulle sue intenzioni. L’Italia merita di più».
Anche il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, parla di fallimento del governo gialloverde: «Conte ha ammesso la paralisi, il disastro del suo governo che noi denunciamo da settimane. Tutto questo ha un costo immenso per il Paese, un costo che pagano gli italiani. Il bilancio di questi 12 mesi di governo giallo verde è disastroso: più debiti, meno crescita, meno lavoro, meno investimenti. Il governo ha reso più poveri milioni di italiani. Dopo tante chiacchiere lavoratori, operai e pensionati sono stati lasciati soli».