22 Novembre 2024

Fonte: La 24tresima Ora

di Monica Guerzoni

Due donne italiane su tre hanno continuato a prestare le propria opera durante l’emergenza perché impegnate in settori strategici, come gli ospedali. Sono donne le tre ricercatrici dello Spallanzani che hanno isolato il nuovo coronavirus, per la prima volta in Europa. Ma sono uomini, quasi tutti uomini, gli esperti dei numerosi gruppi di lavoro istituzionali nati per contrastare il virus e impostare la ricostruzione.
Per chiedere al governo di ristabilire un equilibrio di genere ai tavoli in cui si decide il futuro, 16 senatrici lanciano un appello trasversale al governo sotto forma di mozione parlamentare. Il testo è firmato dalle parlamentari dem Valente, Fedeli, Rossomando, Bini, Cirinnà, Biti, Boldrini, Iori, Messina Assuntela, Pinotti, Rojc. E ancora: Maiorino e Conzatti del M5S, Fattori del Misto, Unterberger delle Autonomie e Bonino di +Europa.
Per affrontare «la più grave crisi sanitaria ed economica dalla fine della Seconda guerra mondiale» — si rileva nel testo — il governo ha costituito (solo a livello nazionale) 18 task force, che vedono «una scarsissima presenza femminile». Il Comitato tecnico-scientifico è composto da soli uomini. Il tavolo presieduto da Vittorio Colao conta quattro donne su 17 esponenti e la stessa imbarazzante carenza si riscontra negli staff di Angelo Borrelli e Domenico Arcuri.
Uno squilibrio che ha sollevato critiche e polemiche in Parlamento e nell’opinione pubblica, nel mondo dell’università, della ricerca, della cultura e delle associazioni. «Appare di tutta evidenza come nella fase di ripartenza del Paese non possano e non debbano mancare lo sguardo, il pensiero e i saperi delle donne — scrivono le senatrici —. Task force composte in maniera schiacciante da uomini, seppur autorevoli, non possono essere in grado di elaborare strategie e piani di rilancio del Paese, senza che questi siano pensati e condivisi anche dal restante 50% della popolazione».
Non è possibile che «le regole fondanti della società che verrà consegnata alle future generazioni» siano scritte senza il contributo femminile. Non è questione di numeri, ma di pensiero. E non servono donne che ragionano come gli uomini, ma donne che hanno in mente «un nuovo modello di sviluppo sostenibile».
Perché solo integrando la composizione del Comitato tecnico-scientifico, della task force per la fase 2 e di tutti gli organi decisionali, la ripartenza potrà essere per l’Italia «un’occasione di rinascita e innovazione».

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