22 Novembre 2024
POLITICA
Fonte: La Stampa
Montecitorio

Camera e Senato danno l’ok al taglio delle retribuzioni, ancora da definire. La presidente di Montecitorio replica ai contestatori: “Il Paese reale è un altro”

Anche per gli stipendi dei dipendenti di Camera e Senato arriva il tetto di 240mila euro previsto dal dl Irpef per la Pubblica amministrazione, e si annuncia un taglio proporzionale anche per le retribuzioni di commessi, segretari e documentaristi. Una «botta» al portafoglio che non va giù ai lavoratori di Montecitorio. I quali, alla fine della riunione dell’ok alle linee guida sui tetti salariali, hanno accolto con polemici applausi e urla, cosa mai vista nel “Palazzo”, i membri dell’Ufficio di presidenza e la stessa presidente della Camera. Ma Laura Boldrini, pur rattristata dall’inedita manifestazione, difende la scelta assunta, e invita i lavoratori a «responsabilità e consapevolezza». Perché, sottolinea, «il Paese reale è un altro».

Dalla fine del 2014, dunque, per dare «un contributo al risanamento dei conti dello Stato», a Montecitorio e a Palazzo Madama nessuno stipendio apicale potrà superare i 240mila euro all’anno al netto della contribuzione previdenziale (l’8,8% della retribuzione). Il tetto massimo per i consiglieri parlamentari, deciso alla Camera, con il no di Fdi e l’astensione della Lega, sarà proporzionalmente più basso per le altre categorie. Anche se questi “sottotetti” non sono ancora fissati: è un tema sul tavolo del confronto con le organizzazioni sindacali che parte da oggi e su cui i sindacati annunciano barricate. «Chi – spiega la vicepresidente della Camera Marina Sereni – al momento ha uno stipendio inferiore al tetto vedrà fermarsene la crescita al raggiungimento di quella cifra. Chi invece lo supera subirà una riduzione straordinaria tra il 2014 ed il 2017 fino al raggiungimento del proprio tetto retributivo di riferimento». Aperto anche il tema delle indennità di funzione, aggiuntive al tetto, per le figure apicali dell’amministrazione (il segretario generale, i suoi vice ed i capi servizio). Non sono state ancora determinate, ma non potranno superare il 25% del tetto fissato e non saranno pensionabili. Non si conosce ancora quali saranno i risparmi determinati dalla manovra; si parla di decine di milioni, anche se si è deciso di non fissare in partenza cifre certe «per un confronto maggiore con i sindacati».

Durante l’Ufficio di presidenza numerosissimi dipendenti di Montecitorio, forse più di trecento, hanno dato vita a un presidio nel corridoio davanti alla biblioteca dove era in corso la riunione, partecipando poi ad un’assemblea. L’aria era pesante, e alla fine del vertice è partito un lungo polemico applauso con annesso coretto «Bravi, Bravi, Bis!» e «grazie!» di commessi e segretari ma anche di consiglieri che ha rotto il consueto silenzio del corridoio dei “Busti”. La contestazione è stata più vibrante per Marina Sereni e per la stessa presidente Boldrini: che si dice «dispiaciuta e rattristata» per la manifestazione, contemporanea a quella di chi davanti il Palazzo chiedeva la cassa integrazione rappresentando il «Paese reale». Ma non ci saranno marce indietro, malgrado i sindacati promettano battaglia. E ora c’è chi si aspetta una «corsa» alla pensione da parte di chi supera il tetto. La soglia dei 240mila euro più oneri di stipendio alla Camera la superano in diversi: un consigliere con 40 anni di servizio riceve 358mila euro all’anno, e con 25 anni di servizio i consiglieri sforano il limite fissato oggi.

 

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