22 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Danilo Taino

La tensione sale e il pericolo è che il Great Decoupling si realizzi, con una rottura della globalizzazione, con la distruzione delle catene di fornitura internazionali, con sistemi digitali e di telecomunicazione fondati su standard diversi


«Una cortina digitale sta calando attraverso i continenti»: tra non molto, un Churchill moderno pronuncerà probabilmente una frase del genere. Lo scontro tra Washington e Pechino sta infatti evolvendo verso la rottura in due parti dell’economia globale — sommariamente una «occidentale» e una «orientale» —, le quali potrebbero andare in direzioni diverse e alternative: è il cosiddetto Great Decoupling, la grande divergenza, il disaccoppiamento.
Tra Stati Uniti e Cina non è più solo scontro commerciale: avvenimenti recenti indicano che uno scenario da nuova Guerra Fredda sta avvolgendo le alte tecnologie, l’internet, gli scambi accademici, le scelte militari sui mari e nello spazio. Se questo processo continuerà, gli effetti saranno devastanti per l’economia, per la politica e per la sicurezza del pianeta.
Il segnale più recente di questa tendenza è la decisione del Partito comunista cinese di sostituire in tre anni, con tecnologia nazionale, tutti i computer e i software stranieri delle istituzioni pubbliche. La decisione colpisce i giganti dell’hi-tech ma soprattutto indica che il presidente cinese Xi Jinping ha realizzato che lo scontro è ormai a tutto campo e va portato avanti con durezza. Un’involuzione nazionalista che riflette quella americana ispirata da Donald Trump e ampiamente condivisa negli Stati Uniti.
Washington è da tempo in modalità trincea. Le tariffe che ha imposto sulle importazioni dalla Cina sono il fatto più evidente. Ma, sempre sul versante degli scambi internazionali, l’Organizzazione mondiale del commercio, la Wto, proprio in questi giorni è ridotta alla quasi inutilità perché il collegio giudicante le dispute commerciali non ha più giudici: il loro rinnovo è bloccato da Washington. In parallelo, si gonfia la sindrome Huawei, la società cinese dominante nella tecnologia delle reti 5G: gli americani l’hanno di fatto messa al bando per ragioni di sicurezza nazionale (sostengono che potrebbe essere un cavallo di Troia di Pechino per spionaggio e sabotaggio) e stanno facendo pressioni fortissime sugli europei affinché facciano altrettanto.
Sul piano delle idee, in Cina il Partito comunista ha stretto le maglie ideologiche, ha inserito il Pensiero di Xi Jinping nella Costituzione e ha molto limitato la libertà di discussione nelle università. Negli atenei degli Stati Uniti, d’altra parte, aumenta l’ostracismo verso i professori e gli studenti cinesi, spesso ritenuti avversari potenziali che è sciocco arricchire di conoscenza. Con il risultato che gli scambi accademici tra i due Paesi, per anni creatori di fiducia, si sono molto ridotti.
Per quel che riguarda l’internet, Pechino ha già alzato i suoi muri di protezionismo digitale per ragioni di controllo politico interno e di sostegno ai suoi giganti della rete: Google, Facebook, Twitter e decine di altri siti web sono banditi. Sul piano militare, la Cina, che è sempre stata una potenza di terra, sta sviluppando le sue capacità sui mari, anche negli oceani, e ha lanciato la sfida nello spazio. Washington si sta attrezzando per risponderle.
Il grande timore è che il Great Decoupling si realizzi, con una rottura della globalizzazione, con la distruzione delle catene di fornitura internazionali, con sistemi digitali e di telecomunicazione fondati su standard diversi e male comunicanti, con scontri per il primato tecnologico, con conflitti politici, diplomatici e forse peggio. Una situazione nella quale l’Europa e gli altri Paesi sarebbero costretti a scegliere da che parte stare, se nella sfera d’influenza cinese e del suo attraente mercato oppure nella sfera americana con i suoi valori di libertà economica e politica. Difficile stabilire se, nello scontro per l’egemonia, Washington e Pechino seguano strategie precise. Probabilmente no. E questo è ancora più preoccupante.

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