22 Novembre 2024

Rhodium Group ha aggregato i dati finanziari di 205 città cinesi e ha trovato che metà di queste stanno pagando interessi sul debito uguali o superiori al 10% delle loro entrate di bilancio: un livello che rende difficile la gestione dell’indebitamento. Per alcune città, la situazione è drammatica

Una domanda corre da settimane nelle conversazioni tra economisti e nelle analisi dei mercati mondiali. Perché la Cina non sta ricorrendo al suo tradizionale modo di sostenere l’economia, oggi in difficoltà? Come mai non ha messo in essere uno stimolo fiscale possente, come ha fatto in passato? Una risposta l’ha data nei giorni scorsi uno studio del Rhodium Group. I suoi analisti hanno studiato i bilanci del 2022 di 2.892 veicoli finanziari dei governi locali (Lgfv), entità pubbliche poco studiate che nel decennio scorso hanno però svolto un ruolo cruciale nel sostenere la crescita del Paese. Lo studio ha stabilito che gli Lgfv hanno debiti (sui quali pagano interessi) pari a 59 mila miliardi di yuan (8.300 miliardi in dollari): è quasi metà del Pil cinese. Se si aggiunge l’indebitamento di ospedali, scuole e altre istituzioni, ci si avvicina al 100% del Prodotto interno lordo. Rhodium Group ha poi aggregato i dati finanziari di 205 città e ha trovato che metà di queste stanno pagando interessi sul debito uguali o superiori al 10% delle loro entrate di bilancio: un livello che rende difficile la gestione dell’indebitamento. Per alcune città, la situazione è drammatica.
Guilin (quasi cinque milioni di abitanti) e Lanzhou (3,8 milioni) pagano interessi pari al 113% delle loro entrate, Kunming (6,6 milioni) pari al 55%, Chengdu (16 milioni) pari al 53%, Ganzhou (quasi nove milioni di abitanti) pari al 27% e via dicendo. È una situazione, quella del 2022, in netto peggioramento rispetto al 2021, soprattutto a causa della notevole riduzione delle entrate delle entità locali: le Lgfv hanno peggiorato del 10,3% la loro posizione di cassa in un anno. In più, il loro indebitamento a breve termine è passato dal 21 al 25,7% del totale. Secondo lo studio, solo un 20% di questi veicoli finanziari ha cassa sufficiente per onorare i pagamenti a breve termine e in generale gli interessi. «L’attuale debolezza delle finanze locali impedisce a Pechino di utilizzare la politica fiscale per sostenere l’economia — commenta Rhodium —. Infatti, questa è la principale ragione per la quale non c’è stato un supporto fiscale significativo per la ripresa della Cina quest’anno». Siamo alla crisi del modello di crescita cinese fondato sugli investimenti più che massicci. Da tempo il Paese deve passare a un’economia trainata dai consumi: finora non c’è riuscito.

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