L’esecutivo è stato esposto inutilmente in una vicenda spinosa e riguardante la sicurezza nazionale

La denuncia arrivata alla Corte penale internazionale sull’operato del governo italiano lascia perplessi. Aggiunge paradosso a paradosso, e amplifica una vicenda che poteva essere chiusa rapidamente e senza l’eco negativa di questi giorni. Il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, reagisce sostenendo che forse bisognerebbe «aprire un’inchiesta sulla Corte penale, per avere chiarimenti su come si è comportata». In effetti regna una certa confusione perché la Cpi non sembra incline ad aprire un’indagine sulla base della denuncia, rivelata da Avvenire.
Forse anche per questo il Guardasigilli, Carlo Nordio minimizza la decisione della Corte dell’Aia. «Ormai», è la sua tesi, «in questo mondo tutti indagano su tutto». Avere spiccato il mandato di cattura contro il generale libico e torturatore Almasri quando era in Italia solleva qualche sospetto. Quanto accade fa anche capire, però, come il pasticcio del suo trasferimento con un aereo di Stato, accolto trionfalmente in Libia, sia stato gestito in modo confuso, e sottovalutato.
Probabilmente è stata proprio la minimizzazione iniziale a produrre effetti a cascata; e a fare apparire l’Italia il punto debole delle peregrinazioni europee di Almasri. L’esecutivo è stato esposto inutilmente in una vicenda spinosa e riguardante la sicurezza nazionale. La stessa scelta di fare intervenire in Parlamento i ministri di Giustizia e Interno, Nordio e Matteo Piantedosi, e non la premier, ha prodotto altri dubbi. Le versioni non proprio coincidenti offerte dagli esponenti del governo e l’assenza e il silenzio di Giorgia Meloni hanno lasciato intatti gli interrogativi.
Il dibattito che ne è seguito ha scatenato le opposizioni, con Pd e M5S in competizione per mostrarsi più duri verso Palazzo Chigi. Quel che è peggio, però, è di avere mostrato di nuovo un Parlamento prigioniero della cultura della rissa. Tutto si è giocato sul filo di battute discutibili, degne più di una zuffa da tv che di un confronto ospitato in sedi istituzionali. Su una vicenda che avrebbe richiesto riserbo, dalle opposizioni sono arrivate richieste dai contorni strumentali.
Era prevedibile, visto il clima conflittuale che sovrasta da mesi le forze politiche. Il tema, adesso, è come uscire da una situazione imbarazzante che promette di esporre in modo esagerato l’Italia a livello internazionale. Nel momento in cui Meloni tenta di ritagliarsi un ruolo di mediazione tra l’Europa e gli Stati Uniti di Donald Trump, l’incidente promette di essere utilizzato da chi non apprezza il protagonismo italiano; ed è pronto a additare le responsabilità, vere o presunte, del governo: nelle sedi decisionali a Bruxelles e in alcune capitali europee.