21 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Antonio Polito

Il primo discorso di Natale del presidente della Repubblica Sergio Mattarella

«B isogna aver cura della Repubblica». Il primo Natale da presidente di Sergio Mattarella è meno sereno di quanto avesse potuto sperare, e se ne è avuta un’eco nello scambio di auguri con le alte cariche dello Stato. La crisi delle quattro banche locali, seppure un episodio minore nel più grande capitolo dei crediti incagliati provocati dalla crisi economica, ha scosso nel profondo l’opinione pubblica italiana, in gran parte composta di risparmiatori. E, d’altra parte, la fiducia nel sistema creditizio è condizione essenziale di ogni possibile ripresa economica, perché «in un contesto che sembra premiare soprattutto la speculazione finanziaria servono capitali pazienti per finanziare investimenti di lungo termine».
Per «tutelare il risparmio» occorrono «un accertamento rigoroso e attento delle responsabilità», dunque niente sconti o impunità; «trasparenza, correttezza ed etica degli intermediari bancari e finanziari», che evidentemente sono mancati nei casi recenti; cautele, regole, e iniziative di educazione finanziaria sulle quali «sta utilmente operando la Banca d’Italia». Al cui lavoro il presidente ha riconosciuto che «il nostro sistema creditizio ha resistito ai colpi della crisi, dimostrandosi più solido di altri».

Ma qui Mattarella ha aggiunto un passaggio apertamente polemico nei confronti di alcuni nostri partner europei, segnatamente la Germania: «Noi non abbiamo dovuto effettuare salvataggi bancari miliardari, a differenza di quanto avvenuto per le banche di altri Paesi dell’Unione dove debiti privati sono stati trasformati in debiti pubblici». Tanto più è quindi nel giusto l’Italia quando, con il suo governo, chiede che siano «integralmente onorati gli impegni previsti in materia di Unione bancaria», con la garanzia comune dei conti correnti. Renzi ha chiaramente apprezzato un sostegno così esplicito alla posizione che ha assunto a Bruxelles. Anche sui migranti Mattarella non ha fatto sconti all’Europa. Anzi. Oltre a rimproverarle l’errore storico di pensare di difendersi con «muri e fili spinati», molto aspra è suonata la condanna dell’iniziativa del governo danese che ipotizza di «spogliare i migranti dei beni che sono riusciti a salvare nella fuga»: «a fronte di tanti bambini morti, assume un sapore crudelmente beffardo» e «riconduce alla memoria i momenti più oscuri d’Europa». Parole dure come raramente si sentono nelle relazioni diplomatiche.

Per quanto riguarda la vita politica italiana, il presidente sembra avere una preoccupazione sopra di tutte, ormai ribadita in più interventi: ricostruire un rapporto di fiducia tra istituzioni e cittadini. Sa che continua ad essere il punto debole della nostra democrazia. E per questo chiede alle istituzioni di mettere fine a tutti i comportamenti che possano minare quella fiducia, cominciando con l’evitare competizioni, sovrapposizioni di ruoli o addirittura conflitti tra i poteri dello Stato; che cioè non ci sia un tentativo continuo di sottrarre «spazi di competenza a chi ne ha titolo in base alla Costituzione». In questo senso Mattarella non è un presidente «interventista», non fosse altro perché gli interventi che spesso sono invocati nella convulsa battaglia politica non rientrano nei suoi poteri. Ma invita anche gli altri soggetti a non interferire tra di loro perché questo genera «scollamento tra poteri pubblici e istituzioni». E qui ce n’è per tutti, perché di invasioni di campo se ne vedono tante: del giudiziario sul legislativo con sentenze creative, per esempio, o del governo sul Parlamento con l’abuso della decretazione d’urgenza e di norme-mostro. Ecco perché il presidente ha esplicitamente invitato il Parlamento ad arrivare fino in fondo nel processo delle riforme istituzionali, pur senza giudicarle nel merito: «Osservo soltanto che il senso di incompiutezza rischierebbe di produrre ulteriori incertezze e conflitti, oltre ad alimentare sfiducia, all’interno e all’esterno». Si dipana così il filo di una presidenza i cui contenuti cominciano ad essere via via più chiari, e che certamente si svilupperanno nel primo discorso di Capodanno. Se «aver cura della Repubblica» è il cruccio di Mattarella, è perché ha capito che ne ha bisogno.

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