Il candidato cancelliere della Cdu infrange un tabù. E annuncia: dal giorno uno controlli ai confini. In questo contesto, l’Europa non deve più appoggiare tutte le «cause giuste», ma definire le proprie priorità strategiche
In un discorso molto atteso, nel più lussuoso dei grandi alberghi di Berlino, l’Hotel de Rome, Friedrich Merz ha annunciato le linee della sua politica estera se, o meglio quando, diventerà cancelliere. Duecento i posti per questo evento curato dalla Körber Stiftung, al quale hanno preso parte molti ambasciatori e diplomatici della capitale, capi di think tank e giornalisti tedeschi e stranieri. Merz, che ha il pallino della politica estera, ha tracciato l’idea di una Germania filo Usa e in riarmo, saldamente europea, diversa non solo da quella di Olaf Scholz, ma anche di Angela Merkel e perfino di Helmut Kohl.
«Epochenbruch»: la rottura epocale
Olaf Scholz aveva coniato l’espressione Zeitenwende (cambio di stagione), Merz va oltre e parla di Epochenbruch, rottura epocale. A suo avviso, lo «sviluppo lineare della democrazia» è finito, e nell’«erosione del principio dell’ordine internazionale» bisogna prender atto che si sono formati il campo democratico e «l’asse delle autocrazie». Al vertice del quale ci sono la Russia e la Cina, con una politica di sfere di influenza o di potere imperiale. Non solo. Merz ritiene Pechino così pericolosa da «avvisare i rappresentanti dell’economia tedesca che investire in Cina è una decisione ad altissimo rischio». In ogni modo, in questo contesto, l’Europa non deve più appoggiare tutte le «cause giuste», ma definire le proprie priorità strategiche.
Un ufficio tutto per sé
Merz ha annunciato la creazione di un ufficio per la Sicurezza nazionale, che rispecchia anche nel nome quello della Casa Bianca, retto in questi anni da Jack Sullivan (e in passato da giganti come Henry Kissinger). Per questo vuole cambiare l’architettura del potere interno «ferma agli anni ’50», e centralizzare in cancelleria, e quindi su di sé, la politica estera ed europea. Tre i pilastri strategici su cui si concentrerà: «la capacità di difesa e deterrenza; la capacità di agire; la fine alla guerra d’aggressione russa in Ucraina».
«Una voce sola»
Merz promette da subito «una Germania che parla a una voce sola in Europa», appunto quella della cancelleria, dopo la cacofonia e i veti partitici degli anni di Scholz. Assicura che «della parola dei tedeschi come in passato ci si potrà fidare». Indica i suoi principali alleati: la Francia, «per lavorare con Macron gli ultimi due anni» e rafforzare il «sovranismo europeo», e la Polonia, bastione del fianco Est e della strategia antirussa. Il giorno dell’insediamento, annuncia, farà un viaggio nelle due capitali. E si spinge dove nessun cancelliere tedesco era arrivato: «Voglio che la Germania sia forte», con «strutture forti». Perché se Merkel era attenta a non sollevare accuse di nazionalismo tedesco, fino a rifiutare un’aperta leadership europea, un simile tono assertivo era un tabù, impensabile per la Germania di Helmut Kohl.
Il riarmo
La difesa è al centro delle idee di Merz. Aumenterà la spesa del riarmo, vuole un coordinamento degli eserciti e uno sviluppo comune di armi («Gli europei hanno 17 tipi di panzer, gli Usa uno»), nel segno delle «3S»: semplificazione, standardizzazione, scalabilità. Ma si guarda bene dall’aprire al debito comune: resta un falco fiscale.
Asse con Washington
Merz definisce il rapporto Usa-Europa la più «importante alleanza mondiale», indipendentemente da chi c’è alla Casa Bianca. Profondamente filoamericano, il capo della Cdu è stato per 10 anni presidente della potente Transatlantische Brücke. Tende la mano a Trump, anzi si propone come il suo principale interlocutore. Se l’Europa saprà difendere i suoi interessi, la tesi, sarà un alleato valido e un vantaggio per gli Usa. Così come bisogna essere pronti con The Donald, sostiene, ad accordi transazionali. Evitando in tutti i modi di finire nella «spirale dei dazi». Mai, inoltre, Merz acconsentirebbe all’arresto di Netanyahu.
Controlli ai confini
Prima di entrare all’Hotel de Rome, parlando dell’attentato di Aschaffenburg, Merz ha annunciato che se diventerà cancelliere, «dal giorno 1 introdurrà i controlli ai confini» e «rivedrò il diritto d’ingresso, di soggiorno e di asilo». Se queste sono le sue linee negoziali, è molto difficile immaginare un governo con i Verdi. Più facile quello con la Spd che con Scholz — pur tra mal di pancia — ha inaugurato, a sinistra, la linea dura.