Fonte: La Repubblica
di Andrea Tarquini
Orbán, al potere dalla vittoria elettorale dell’aprile 2010, si afferma alle legislative, conquistando il terzo mandato consecutivo. “Ora difenderemo la madrepatria”, dice subito dopo il risultato
Alla fine Viktor Orbán ce l’ha fatta. Il popolare, carismatico premier nazionalconservatore e sovranista ungherese, secondo i dati provvisori delle elezioni legislative svoltesi questa domenica nel paese magiaro, conquista il 49,5 per cento dei voti. Tradotto in seggi, è maggioranza assoluta ma forse non la maggioranza di due terzi necessaria per continuare a sviluppare il suo progetto di “democrazia illiberale” che si ispira apertamente ai presidenti russo e turco, Putin ed Erdogan. “Questa è una vittoria decisiva, in futuro saremo in grado di difendere la nostra madrepatria”, ha commentato subito dopo il risultato.
Guadagnano molti consensi salendo al 20 per cento i suoi rivali di Jobbik, partito trasformatosi da ultradestra xenofoba e antisemita in centrodestra presentabile. I socialisti (ex comunisti) sono all’11,85 per cento che arriva al 12 per cento sommando i piccoli alleati verdi. Secondo gli osservatori difficilmente i voti dall’estero (gli expats ungheresi a Berlino Londra Parigi eccetera, e i membri delle minoranze ungheresi in Slovacchia Romania Serbia Ucraina) potranno cambiare in modo essenziale questi risultati provvisori.
Orbán dunque ce l’ha fatta ancora una volta. Ha conquistato un terzo mandato (è al potere dalla vittoria elettorale dell’aprile 20110 e riconfermato nell’aprile 2014) e potrà continuare nella sua dura politica di no all’immigrazione e ai presunti diktat dell’Unione europea da cui pure Budapest riceve ingenti aiuti coi fondi di coesione. Il successo del leader magiaro è importante per i sovranisti in tutta la Ue.
Gli avversari lo avevano accusato di casi di corruzione, di controllo di istituzioni e media, di malversazione del 30 per cento degli aiuti europei, di amicizia con Putin incompatibile con le strategie di Ue e Nato, di connivenza con gli oligarchi. Ma la sua campagna concentrata sul no ai migranti e sull’accusa (nome per nome) a tutti gli oppositori di essere agenti stranieri al servizio della presunta congiura del tycoon americano di origini ebree ungheresi Soros, per islamizzare l’Europa favorendo le ondate migratorie, sembra aver convinto. Sotto Orbán l’Ungheria ha vissuto e vive una delle crescite economiche più robuste della Ue, ampi investimenti industriali di alta tecnologia, bassa disoccupazione e conti sovrani sotto controllo.