Fonte: Corriere della Sera
di Alessandra Ararchi
Il parlamento ha votato favorevolmente il testo poco prima delle 20. Nel pomeriggio il governo aveva posto la fiducia. Il premier su Facebook: oggi è un giorno di festa
Alle otto di sera il Transatlantico si è svuotato, chi doveva e voleva sapere ha già saputo ed è andato a festeggiare: la legge sulle unioni civili è diventata legge alle 17,45 di mercoledì sera. La presidente Laura Boldrini ha annunciato il voto favorevole dell’aula di Montecitorio al provvedimento.
Pd ricompattato sul voto
Un provvedimento che ha miracolosamente ricompattato il Pd — non da poco il lavoro della relatrice Micaela Campana — sfrangiato in tre Forza Italia, unito ancora di più alla maggioranza i verdianiani del gruppo Ala e creato imbarazzo nel Movimento 5 Stelle che ha dovuto dichiarare il suo no alla fiducia e l’astensione nel merito del provvedimento.
La fiducia sul testo
Comunque: poco prima dell’ora di cena di mercoledì l’Italia ha la sua prima legge che riconosce alle coppie omosessuali e il loro diritto di cittadinanza come coppie. Poco prima delle 14 era stato il vice presidente di Montecitorio Roberto Giachetti ad annunciare che con 369 voti favorevoli la Camera aveva votato la fiducia al governo, quindi la legge era già abbastanza legge. Ma non ancora: mancava il voto finale.
L’intervento della Cei
La giornata di mercoledì a Montecitorio era stata molto tranquilla, di tensioni ce ne erano state il giorno prima, e anche parecchie, e pure vescovi della Cei erano intervenuti pesantemente per cercare di ostacolare il voto di fiducia posto sulla legge dal ministro Maria Elena Boschi. Inutilmente. La legge sulle unioni civili da mercoledì è legge e grazie alle norme transitorie le coppie omosessuali che vorranno unirsi civilmente potranno farlo in poco più di un mese.
Lo spirito della legge
Ci sarà la corsa alle unioni civili, ci sono coppie che aspettano anche da trenta se non quaranta anni. Ma da oggi anche le convivenze di fatto — omo o eterosessuali che siano — avranno finalmente i loro diritti molto simili a quelli del matrimonio tranne che per la parti patrimoniali e previdenziali.
Un lungo iter
Il primo testo su questo argomento era stato depositato in Parlamento 28 anni fa ed enunciava principi ed articoli del tutto simili a quelli scritti nel provvedimento attuale. In serata sono state tante le associazioni gay che si sono ritrovate a Roma per festeggiare, molti in quella che viene chiamata la Gay street all’ombra del Colosseo e con loro a far da madrina la senatrice Monica Cirinnà che della legge è stata madrina.
Polemiche e tensione in Aula
Il percorso della legge era stato accompagnato — come era successo in febbraio al Senato — da una scia di polemica e da tanta tensione in Aula. E le critiche all’esecutivo sono proseguite per tutta la giornata, a cominciare dal duro attacco del capogruppo di Forza Italia Brunetta che denuncia i verdiniani: «Ala vota la fiducia al governo. Renzi salga a Colle, spieghi a Mattarella i mutati assetti di maggioranza e poi chieda una nuova fiducia alle Camere».
Verso il referendum
Il centrodestra e precisamente i parlamentari di Idea, Forza Italia, Lega, Conservatori e Riformisti, Fratelli d’Italia, Ds-Cd, Italia Unica assieme al presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi, terranno giovedì una conferenza stampa «per presentare iniziative per l’indizione di un referendum abrogativo in materia di unioni civili». Di tutt’altro tenore le parole di Renzi: «È un giorno di festa per tanti, oggi», ha scritto il premier su Facebook prima del voto ricordando in un post Alessia (un’amica del premier in prima fila per le unioni civili, ndr). Renzi ha poi replicato, intervistato da Radio Capital: «Siamo sicuri che un referendum del genere oggi avrebbe la maggioranza degli italiani? È una questione che riguarda più la politica politicante. Oggi rispetterei questa gioia prendendo atto di un dissenso che esiste. Oggi questa norma è legge alla faccia di chi diceva che non si sarebbe fatta mai».
L’attacco della Cei e la replica del Guardasigilli
Sulla questione delle unioni civili e del voto di fiducia la Cei era tornata all’attacco, con il segretario monsignor Nunzio Galantino: «Il voto di fiducia è una sconfitta per tutti». In un’intervista a Repubblica, le critiche al governo di Massimo Gandolfini, portavoce del comitato «Difendiamo i nostri figli», che organizza il Family day: «Renzi va fermato, a ottobre bisogna dire no al referendum costituzionale. Il ddl Cirinnà è una legge anticostituzionale, con un iter profondamente offensivo dei regolamenti e della Costituzione. Il percorso in Parlamento? Un vero atto di inciviltà democratica e arroganza politica». Parole alle quali ha replicato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando: «Ho rispetto per la Cei ma ritengo quella scelta necessaria e anche un po’ tardiva rispetto a ciò che si è sviluppato nel tempo nella società e a diritti che da troppo tempo chiedono un riconoscimento».
Boschi: «La fiducia ha valore politico»
Alle polemiche ha risposto anche il ministro Maria Elena Boschi (sua da martedì la delega alle Pari opportunità): «La fiducia ha valore politico perché l’agenda di questo governo è incentrata non solo sulle riforme ma anche sui diritti».
Il tweet di Manif Pour Tous
Intanto Generazione Famiglia, l’account italiano di Manif Pour Tous — una delle numerose associazioni pro famiglia impegnate nella battaglia contro le unioni civili — ha pubblicato, tra i tanti post che invitano a bloccare il ddl Cirinnà, un tweet sessista sul ministro Maria Elena Boschi: una serie di hashtag, #Unionicivili #UteroInAffitto #StopCirinna, accompagnati da una foto del ministro di schiena, in Parlamento, e la scritta: «Unioni civili, la Boschi ci mette la faccia».