19 Settembre 2024

Fonte: La Stmpa

Unioni civili

di Carlo Bertini

L’ipotesi è che il giudice verifichi se vi sia stata vi sia stato un legame affettivo vero

La soluzione per smussare le resistenze dei cattolici Pd sul nodo delle adozioni per le coppie gay è pronta, ma ancora mancano dieci giorni e dunque sarà usata all’ultimo solo se si verificherà che non c’è la voglia di andare a un muro contro muro: l’ipotesi è che prima di concedere l’ adozione il giudice verifichi se vi sia stata almeno per due anni una convivenza tra il minore e questa coppia; verifichi cioè se vi sia un legame affettivo vero. E oltre a delimitare i confini, eliminando l’automatismo delle adozioni, non è escluso che venga anche ribadito con un richiamo nel testo il divieto già previsto dalla legge italiana per la pratica del cosiddetto «utero in affitto». Questo il frutto del lavorio in queste ore per venire a capo di un tema delicato, che divide il Pd e vede fermamente contrari i centristi della maggioranza. Spaccando pure Forza Italia, visto che Berlusconi, pur favorevole alle unioni, ha accettato la decisione dei gruppi Camera e Senato di votare contro la legge Cirinnà.

Ma la volontà del Pd è di non toccare la stepchild, «alla fine le defezioni nel Pd saranno una decina e i centristi che non voteranno certo non faranno cadere il governo», è la scommessa dei renziani che seguono la pratica. Insomma il governo vuole portare a casa la legge, certo rispettando le perplessità e i dubbi che sorgono nel mondo cattolico e senza eccessivi strappi nel gruppo Pd, scosso da tensioni plurime: ultima la riunione dell’ufficio di presidenza di ieri sera dove è andato in scena un diverbio tra Zanda e il cattolico Stefano Lepri, portabandiera dei sostenitori dell’affido rafforzato al posto della stepchild adoption. Il nodo è quello delle adozioni e di fronte ai cattolici del Pd che ne chiedono lo stralcio dalla legge sulle unioni civili, la risposta che arriva dai piani alti del gruppo del Senato è solo una: non esiste, ognuno potrà votare come vuole ma la legge andrà in aula così senza arretrare. La valutazione fatta al Senato è che senza le adozioni si rischiano di perdere i voti di Sel, 5stelle e di metà del gruppo Pd, senza alcuna certezza di avere quelli dei centristi. Tenendole dentro invece il rischio è che manchino una ventina di voti dei cattolici Dem, che però alle strette «potrebbero ridursi a una decina», è appunto la previsione dei plenipotenziari del premier a Palazzo Madama.

La marea delle polemiche monta, il family day del 30 gennaio non fa che acuirle, così come le prese di posizione chiare delle gerarchie cattoliche e certo non aiuta lo spostamento deciso ieri dalla capigruppo dal 26 al 28 gennaio dell’arrivo in aula della legge. Stasera raffica di riunioni ad hoc: una dei centristi di Alfano, un’ altra della decina tra deputati e senatori della cosiddetta «bicameralina» del Pd sulle unioni, dove insieme alla responsabile welfare Campana, siedono Verini, la Ferranti, lo stesso Lepri e altri ancora. La terza di renziani come Marcucci per tastare il polso alla ventina di dissidenti che firmano l’emendamento sull’affido. L’escamotage allo studio per smussare le resistenze dei cattolici dunque è che fatto salvo il principio delle adozioni, si potrebbe prevedere che il giudice minorile valuti un effettivo legame affettivo che risalga almeno ad un biennio. Così non ci sarebbe più alcun automatismo, spostando il fronte della valutazione alle esigenze del minore. Ma gli animi sono accesi, «se c’è un muro contro muro e non si vuole ragionare, allora non si va lontano», dicono i dirigenti Dem. Le stepchild sono state difese da Renzi e dalla Boschi, quindi si andrà in aula col voto segreto con i rischi che questo comporta: se si fa un gioco troppo al ribasso si rischia di perdere intestandosi un passo indietro, scoprendo il fianco alle accuse della minoranza Pd e non solo. Ed è quello che il governo vuole evitare. Anche perché tutte le anime Pd della maggioranza sono sul piede di guerra. «Superiamo gli steccati ideologici, preoccupandoci per davvero e in via prioritaria di tutelare i minorenni e i legami affettivi, attraverso questo nuovo istituto giuridico che comunque prevede il vaglio di un giudice, senza alcun automatismo», dicono le deputate Valente e Rossomando.

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