La decisione dopo la denuncia presentata dal Center for Reproductive Rigths, l’associazione che ha difeso l’unica clinica abortista in Mississippi nel caso “Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization”
La rabbia non si placa e le proteste contro la decisione della Corte Suprema sull’aborto proseguono negli Stati Uniti mentre gli attivisti incassano una prima importante vittoria in Louisiana: un tribunale distrettuale ha bloccato, seppur temporaneamente, il bando alle interruzioni di gravidanza scattato nello stato dopo l’abolizione della Roe v. Wade da parte della Corte Suprema. Il blocco consente alle strutture mediche e alle cliniche dello Stato di riprendere gli aborti in attesa di una decisione definitiva, con la prossima udienza fissata per l’8 luglio.
Stop al bando dell’aborto anche in Utah e in Texas. Gli aborti riprenderanno con le rigide limitazioni imposte nello Stato prima delle sentenza e quindi fino alla sesta settimana. Una nuova udienza è stata fissata per il 12 luglio.
In Europa per il G7 e la Nato, Joe Biden segue gli sviluppi e sente salire la pressione. A chiedere al presidente un intervento ampio e deciso è il suo stesso partito che non vuole aspettare inerme fino alle elezioni di metà mandato di novembre, nella consapevolezza che dalle urne potrebbe arrivare un nuovo schiaffo per i democratici. Le incognite sul voto sono molte. L’aborto è ormai è divenuto uno dei temi centrali delle elezioni facendo sperare i democratici. Dati in svantaggio alle midterm, i liberal si augurano che la furia scatenata dalla decisione shock della Corte Suprema li favorisca alle urne considerato che la maggioranza degli americani – secondo gli ultimi sondaggi – è a sostegno della Roe v. Wade, la storica sentenza del 1973 smantellata dai saggi. Si muove intanto per blindare il diritto all’accesso di aborto la democratica California. Le autorità guidate dal governatore Gavin Newsom stanno lavorando a una clausola da sottoporre agli elettori in novembre per inserire le interruzioni di gravidanza nella costituzione statale.
Pur lodando compatti in pubblico la decisione dell’Alta Corte, i repubblicani procedono invece con cautela e in ordine sparso. Se da un lato l’ex vicepresidente e papabile candidato al 2024 Mike Pence si pone come obiettivo il divieto di aborto a livello nazionale, l’ex presidente Donald Trump e molti altri conservatori temono l’effetto boomerang e la fuga delle elettrici dal partito. La speranza, per i repubblicani, è che l’attenzione sull’aborto vada scemando con il passare della settimane riportando al centro l’inflazione e l’economia, temi che favoriscono i conservatori. Mentre il dibattito politico infuria, la Corte Suprema infligge una nuova spallata alla società americana erodendo ulteriormente la separazione fra stato e chiesa. Dopo aver spianato la strada al finanziamento pubblico della scuole private religiose, i saggi si esprimono a favore dell’allenatore di una squadra di football del liceo sospeso perché pregava in campo dopo le partite. Con 6 voti a favore e tre contrari, quelli dei giudici liberal, la Corte Suprema ha invece stabilito che le preghiere dell’allenatore sono protette dal Primo Emendamento.
«La Costituzione e le nostre migliori tradizioni raccomandano il mutuo rispetto e la tolleranza, non la censura e la soppressione, per i punti di vista religiosi e non religiosi», afferma Neil Gorsuch, uno dei tre saggi nominato da Trump e nel mirino delle critiche sull’aborto. A Gorsuch, Brett Kavanaugh e Amy Comey Barrett è infatti addossata la responsabilità della decisione della Corte Suprema sull’aborto. Un “colpa” per la quale i democratici ne chiedono l’impeachment per aver mentito sulle interruzioni di gravidanza durante le audizioni per la conferma in Senato. Nel mirino degli attacchi anche il giudice conservatore Clarence Thomas, di cui da tempo i liberal reclamano la testa viste le pressioni esercitate dalla moglie Ginni per dichiarare il voto del 2020 illegale e far restare Trump alla Casa Bianca.