22 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Federico Fubini


Il 29 gennaio scorso Emmanuel Macron si lascia sfuggire una delle affermazioni potenzialmente più impegnative della sua intera carriera politica. Esistono «poche informazioni» sul vaccino del gruppo britannico AstraZeneca, dice il presidente francese. E aggiunge: «Pensiamo che per le persone di più di 65 anni sia quasi inefficace». Era una dichiarazione pericolosa, perché rischiava di indurre un gran numero di persone a rinunciare alle somministrazioni. È plausibile che Macron stesso avesse ricevuto informazioni fuorvianti, tanto che in seguito si è corretto. AstraZeneca era ampiamente sperimentato sugli anziani: nello studio presentato per l’approvazione ai regolatori in Europa erano stati inseriti 2.100 ultrasessantenni. Del resto un secondo studio indipendente delle Università di Edimburgo e di Wellington, già allora consultabile, dimostrava un’efficacia del 94% per tutte le fascie d’età.

IL CASO
I vaccini Covid e l’industria del farmaco
Ma è difficile capire errori come quello di Macron senza il loro contesto. Sul piano politico, tutto si svolge mentre l’Unione europea e Londra stanno facendo i conti con l’impatto della Brexit; tutto accade quando l’America di Joe Biden avvia un riavvicinamento all’Europa continentale, dopo gli anni del sostegno di Donald Trump alla secessione euroscettica di Boris Johnson. Trump era arrivato persino a finanziare il progetto sui vaccini di AstraZeneca, voluto dal premier britannico, con 1,2 miliardi di dollari. Sul piano del business poi il contesto presenta sviluppi anche più concreti: Covid-19 sta diventando forse il più grande affare di sempre per l’industria del farmaco.

Vaccini, dieci miliardi di dosi in vendita solo nel 2021
Solo nel 2021 si venderanno nel mondo almeno dieci miliardi di dosi di vaccini, che porteranno ai gruppi di Big Pharma tra 120 e 150 miliardi di dollari di ricavi in più. Impossibile prevedere oggi esattamente quanto, perché molto dipende da quale fra due grandi case conquisterà le quote più ricche del mercato: il vaccino di AstraZeneca, sviluppato all’Università di Oxford e alla Irbm di Pomezia, è un prodotto tradizionale in vendita a 2,80 euro a dose; quello dell’americana Pfizer, sviluppato con la tedesca BioNTech, è una tecnologia avanzata e ha un prezzo medio di circa 16 euro (19,5 dollari). La casa prima è impegnata a fornire nel 2021 tre miliardi di fiale, la seconda sta cercando di crescere oltre il limite di 1,2 miliardi previsto per ora. Chiunque vinca, la sfida per il mercato europeo fra i due gruppi è la cornice entro la quale le autorità di Parigi, di Roma e della Germania continuano a seminare dubbi sul vaccino inglese.

Pfizer e AstraZeneca
Quel 29 gennaio Macron parlava nelle ore in cui l’agenzia europea del farmaco (Ema) approvava in pieno il vaccino di Oxford e Pomezia per tutti gli adulti. Il presidente francese parlava – anche – a due giorni dall’annuncio dell’americana Pfizer di una licenza concessa alla francese Sanofi per produrre di cento milioni di dosi. Lo stesso governo di Parigi aveva dato sostegno all’accordo con Pfizer e probabilmente anche parte dei 160 milioni di euro stanziati per i vaccini in Francia.

AstraZeneca e il limite d’età
Macron non sarebbe rimasto solo a diffondere sospetti su Astra Zeneca. Il 30 gennaio il ministro della Salute tedesco Jens Spahn parla di «limiti di età» per il vaccino britannico, finanziato dal governo di Londra con circa 200 milioni di euro. In quella fase, Berlino lo approva solo per chi ha meno di 65 anni. Poco dopo l’agenzia italiana del farmaco avrebbe persino fissato il limite a 55 anni (per poi ricredersi e accettare la raccomandazione dell’Ema). Non sapremo mai se in qualche politico europeo si faccia sentire la tentazione di punire AstraZeneca per i ritardi nelle consegne – Londra sta bloccando l’export delle sue dosi – o quella di sminuire un successo del governo della Brexit. Johnson era stato rapidissimo un anno fa nel finanziare il progetto di Oxford e Pomezia e a maggio aveva già ordinato 100 milioni di dosi. Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione Ue, ha telefonato a Astra Zeneca solo in agosto.

Le licenze per i vaccini
Di certo la Germania deve gestire un oggettivo conflitto d’interessi: ha finanziato con quasi 400 milioni di euro di denaro pubblico la tedesca BioNTech, alleata di Pfizer. L’Italia stessa sta cercando di conquistare una licenza di Pfizer per produrre vaccini – al più presto, alla fine dell’anno – probabilmente presso la Thermo Fischer Scientific di Ferentino (Frosinone). E anche l’atteggiamento della Casa Bianca è cambiato. Con decisioni prese negli ultimi mesi di Trump, negli Stati Uniti sono stati prodotti 60 milioni di dosi di AstraZeneca. Ora però restano ferme da mesi in attesa di autorizzazione dei regolatori americani; di solito nelle emergenze il processo è rapido anche per i prodotti di case estere, invece al gruppo inglese è stato chiesto di ricostruire da zero un campione di 20 mila persone in Sudafrica, in Brasile e negli Stati Uniti. AstraZeneca può aspettare. E con loro milioni di italiani e di europei,rimasti ancora senza vaccino.

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