8 Settembre 2024
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Il ministro: «La scelta dell’attivazione di queste innovazioni è stata riservata alla piena libertà delle istituzioni scolastiche»

«Abbiamo ereditato un sistema formativo che evidenziava una profonda incapacità di formare proprio quelle professionalità maggiormente richieste dal nostro sistema produttivo. La gravità del ritardo accumulato in passato ha imposto la necessità di un’azione rapida da parte del Governo, che ha messo in campo più strumenti per aggredire da subito questo “mismatch”, questo disallineamento tra domanda e offerta di lavoro che, come noto, tocca in alcuni casi punte anche del 60%. Alle famiglie è stata offerta, dunque, maggiore possibilità di scelta per i propri figli, grazie all’introduzione di due novità: la filiera tecnologico professionale e il liceo del made in Italy. Due novità che nella loro differente specificità sono complementari e integrano l’offerta complessiva», così in question time in Senato il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara rispondendo alla senatrice Cecilia D’Elia (Pd).

Le innovazioni
«La scelta dell’attivazione di queste innovazioni è stata riservata – ha aggiunto il ministro – alla piena libertà delle istituzioni scolastiche, che si sono espresse attraverso la deliberazione degli organi collegiali che ne rappresentano la comunità scolastica: ebbene, la risposta che ci è pervenuta, pur a fronte di tempi ristretti, è stata molto buona e superiore alle nostre attese».
Con particolare riferimento al liceo del made in Italy, le istanze sono state 120. I licei economici e sociali statali sono circa 400, 600 considerando anche quelli non statali. «Un dato questo, dunque, per nulla scontato, soprattutto se confrontato con simili esperienze del passato. Mi riferisco, ad esempio, al caso del liceo sportivo, introdotto nel 2013 dal Governo Monti, in occasione del quale, nella logica proprio di un avvio graduale di nuovi percorsi e della necessità di un loro monitoraggio nella fase iniziale, vi erano addirittura limiti legislativi che ne contingentavano il numero prevendendo l’istituzione di – al massimo – uno per provincia. Tra le istanze ricevute – tranne 6, che sono state escluse per difetto di alcuni requisiti essenziali – tutte le altre hanno ricevuto l’intesa delle Regioni, eccettuato il caso della Campania, che non ha ancora approvato 22 istanze pur provenienti dalle scuole del proprio territorio. A dispetto di quanto asserito dagli interroganti, le scuole italiane hanno ben compreso la potenzialità di questo percorso che fornirà alle studentesse e agli studenti la possibilità di approfondire gli scenari sociali, storici, geografici, artistici e culturali dello sviluppo industriale e del tessuto produttivo del nostro Paese, ma anche di proiettarsi nel futuro con una solida formazione di base soprattutto in campo economico, giuridico e tecnologico», ha detto ancora il titolare del Mim.
«Gli obiettivi formativi e i contenuti qualificanti di questo percorso sono ben scolpiti e precisati nella norma di legge, pur essendo stato delineato, al momento, il quadro orario del solo primo biennio: ciò è avvenuto anche in occasione della precedente riforma dei professionali fatta nel 2017 dal Governo di centrosinistra. Questa circostanza è stata resa necessaria – come anche in passato – dalla scelta di intervenire, con il regolamento attuativo, per individuare in tale sede gli accorgimenti e le compensazioni necessarie a garantire integralmente, sottolineo integralmente perché è un nostro punto fermo, gli organici dei docenti», ha concluso.

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