22 Novembre 2024

Fonte: La Stampa

attentato-karlov

di Marta Ottaviani

Karlov colpito da un agente in borghese in una galleria d’arte. La furia di Erdogan: “Vile attentato”. Putin: “Provocazione”

Due spari, il panico in sala, un corpo per terra, nel sangue. Un giovane in giacca e cravatta che urlava: «Voi sparate in Siria e io sparo a voi. Nel nome di Allah non ve lo permetteremo». Erano da poco passate le 19, le 17 in Italia, quando la Turchia si è trovata davanti a un atto di terrore senza precedenti. Mevlut Mert Altintas, poliziotto di 22 anni, proveniente da Manisa, nell’Anatolia occidentale, ha sparato all’Ambasciatore russo ad Ankara, Andrey Karlov, colpendolo a distanza ravvicinata e uccidendolo con un colpo alla testa e uno alla schiena.
Il diplomatico si trovava alla Cagdas Sanatlari Merkezi, una galleria d’arte a Cankaya, quartiere centrale della capitale e sede delle ambasciate e delle istituzioni. Era lì per inaugurare la mostra «Gezgin Gözüyle Kaliningrad’dan Kamçatka’ya Rusya», che in italiano suona come «La Russia negli occhi dei viaggiatori, da Kaliningrad alla Kamchatka». Il capo missione stava parlando e aveva appena finito di dire che le relazioni fra Ankara e Mosca erano riprese con successo, quando il giovane poliziotto in borghese gli ha sparato. Poco prima il killer avrebbe intonato l’inno del gruppo qaedista Al Nusra.
I testimoni in sala, non più di una settantina, hanno riferito che Mevlut Mert parlava in turco, arabo e russo. Il giovane lavorava da due anni e mezzo e ieri era stato assegnato all’unità più vicina al diplomatico di Mosca, proprio per garantirne l’incolumità. Sul campo sono rimasti anche tre feriti, in seguito al tentativo di bloccare l’assassino. «Non uscirò di qua vivo», ha urlato Altintas mentre sparava all’impazzata. È stato ucciso dai suoi compagni. Fuori, il corpo di Karlov veniva trasportato con urgenza all’Ospedale Guven, vicino al luogo dell’attentato e nel cuore del quartiere diplomatico. Si è spento alle 19.53, le 17.53 ora italiana. I tentativi di rianimarlo si sono rivelati inutili. Negli stessi attimi, militanti vicini allo Stato islamico inneggiavano al killer su Twitter. In serata sono state arrestate la madre e la sorella.
Immediatamente la Turchia è precipitata in un clima di tensione misto a isteria collettiva. Diverse strade della capitale sono state bloccate. L’ambasciata americana ha invitato i cittadini a evitare la zona della rappresentanza diplomatica, smentendo però il fatto che siano stati esplosi spari nelle sue vicinanze. Il sindaco di Ankara, Melih Gokcek, ha insinuato il dubbio che il killer possa essere legato a Fethullah Gulen.
Il presidente della Repubblica, Recep Tayyip Erdogan, ha subito dichiarato che si è trattato di «un vile attentato» volto a «danneggiare le relazioni fra Turchia e Russia» che proprio da pochi mesi avevano intrapreso la strada della normalizzazione dopo la crisi seguita all’abbattimento del Sukhoi Su-24 nel novembre del 2015, colpito dalla Mezzaluna mentre perlustrava il confine con la Siria. I quotidiani turchi parlano di un Erdogan nervoso, che cercava Putin con urgenza temendo di non riuscirgli a parlare e di un leader la cui popolarità è sempre più offuscata dall’emergenza terroristica, di matrice jihadista, ma anche curdo-separatista, in atto nel Paese. Da parte sua Vladimir Putin ha definito l’omicidio di Karlov «chiaramente una provocazione» mirata a minare i rapporti russo-turchi e «il processo di pace in Siria.
I due capi di Stato si erano sentiti l’ultima volta ieri pomeriggio, poco prima dell’attentato. Nei giorni scorsi, migliaia di turchi si sono riversati spontaneamente sul confine con la Siria, scandendo slogan religiosi e contro la Russia. L’alleato ritrovato che però da una parte della popolazione viene accusato di essere il principale responsabile del massacro di Aleppo.

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