21 Novembre 2024

Il Consiglio europeo sblocca i fondi congelati ai russi per pagare le armi all’Ucraina: un miliardo già a luglio. Zelensky: “Sui missili confronto umiliante”

Lo spettro di una guerra globale capace di coinvolgere direttamente l’Europa irrompe nel cuore del Consiglio europeo. Per la prima volta da alcuni decenni, i leader europei riuniti a Bruxelles discutono di scenari fino a poco tempo fa inimmaginabili: uno scontro diretto con la Russia sul suolo continentale, un’economia più marcatamente bellica e un riarmo di massimo livello. Lo fanno non come ipotesi di scuola, ma concretamente, anche se dalle conclusioni scompare il passaggio sulla necessità di preparare i civili al rischio di crisi. E d’altra parte, anche lo sforzo di rassicurare l’opinione pubblica dell’Alto rappresentante per la Politica estera, Josep Borrell, non rassicura poi così tanto: «Non bisogna impaurire la gente inutilmente – dice – la guerra non è imminente» in Europa.
Non è imminente, assicura, e certo non basta a rasserenare gli animi. Nelle stesse ore, d’altronde, l’Isw (l’Istituto americano per lo studio della guerra) sottolinea come indicatori finanziari, economici e militari russi suggeriscano che Mosca si stia preparando per un conflitto su larga scala con armi convenzionali con la Nato. Uno scenario non imminente, è la previsione, ma probabilmente in un arco temporale più breve di quanto ipotizzato anche di recente.
E d’altra parte, i capi di Stato e di governo dell’Unione ragionano e si dividono proprio sul capitolo più sensibile: come sostenere militarmente l’Ucraina, e come raccogliere risorse per rilanciare e integrare l’industria militare europea. Di certo, è quello che reclama Kiev, a corto di rifornimenti: «Le munizioni sono una questione vitale – è l’appello di Volodymyr Zelensky in videocollegamento -. Sono grato per la creazione del Fondo di assistenza all’Ucraina di 5 miliardi di euro. Purtroppo l’uso dell’artiglieria in prima linea da parte dei nostri soldati è umiliante per l’Europa: l’Ue può fornirne di più ed è fondamentale dimostrarlo ora».
Un’impresa ardua, per i Ventisette. Viktor Orbán si dice disponibile a ragionare della possibilità di utilizzare gli extraprofitti dei fondi sovrani russi congelati in Europa per la ricostruzione dell’Ucraina (arriverà un miliardo già a luglio, tre nel 2024). Ma mentre apre a questa possibilità, su cui tra l’altro sono tutti d’accordo, si congratula con Putin per la vittoria nelle Presidenziali. Macron, intanto, cerca consenso su una lettera che evoca apertamente, tra le diverse opzioni sul tavolo, anche l’emissione di eurobond (idea che divide: gradita a Roma, non a Germania e Olanda) per finanziare la difesa. «Non ci siamo ancora – premette Paolo Gentiloni – ma è la direzione giusta». Le altre due strade – un maggiore coinvolgimento della Bei nelle spese militari e l’utilizzo degli extraprofitti russi – faranno parte del ventaglio di soluzioni che la Commissione esplorerà entro giugno su mandato dei leader, che però non esplicitano alcuna preferenza.
Prima del Consiglio – che segna anche l’avvio dei negoziati di adesione della Bosnia – i capi di Stato e di governo pranzano con António Guterres. «Ci deve essere la pace in Ucraina e la pace a Gaza – avverte il segretario generale dell’Onu – senza doppi standard». E sulla crisi in Medio Oriente si sbilancia anche Giorgia Meloni, dicendosi «particolarmente preoccupata» per l’annunciata operazione di terra di Israele a Rafah. I Ventisette chiedono a Netanyahudi fermarsi. E a sera, il presidente del Consiglio Ue Charles Michel rende pubblica la richiesta europea di «un’immediata pausa umanitaria che porti a un cessate il fuoco sostenibile» a Gaza.

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