20 Settembre 2024

Fonte: La Repubblica

di Monica Rubino

Il nuovo esecutivo è chiamato a recuperare tutti le partite lasciate aperte da quello precedente, a cominciare dal lavoro

l nuovo esecutivo giallo-rosso è chiamato a recuperare e portare avanti tutti i dossier lasciati in sospeso da quello precedente, a cominciare dalle vertenze sindacali. La più impegnata in questi primi giorni è la nuova ministra del Lavoro,Nunzia Catalfo. Dovrà infatti riaprire i ben 159 tavoli di crisi già avviati dal suo predecessore Luigi Di Maio con i sindacati, che coinvolgono quasi 300 mila lavoratori di aziende in difficoltà, a rischio chiusura o dislocazione.

Ilva e Alitalia
Tra i dossier più scottanti, c’è l’ex Ilva di Taranto, i Rider, le acciaierie di Piombino, la crisi di Mercatone Uno, il caso Whirpool e soprattutto il salvataggio di Alitalia. Il futuro di Ilva (la cui sorte coinvolge 1.400 lavoratori), messo perennemente in dubbio da Luigi Di Maio, è legato al decreto legge approvato “salvo intese” lo scorso 6 agosto, subito prima che Salvini aprisse la crisi di governo. Quanto ad Alitalia, Atlantia, è stata scelta lo scorso 15 luglio dal cda di Fs come partner della futura Newco, di cui fanno parte anche la compagnia americana Delta e il ministero dell’Economia. Nello schema cinquestelle il blocco pubblico – Fs e Mef – dovrebbe avere la maggioranza. Ma il Pd è più incline a una soluzione di mercato.

Reddito di cittadinanza
Catalfo, inoltre, sarà chiamata a gestire la fase 2 del Reddito di cittadinanza. E chi meglio di lei: la ministra infatti è la “madre” della misura bandiera del Movimento 5 Stelle, che propose nel 2012. Il cavallo di battaglia grillino non sarà comunque messo in discussione, al massimo aggiustato in alcuni aspetti tecnici che riguardano l’estensione della platea e i meccanismi di accompagnamento al lavoro. Si potrebbe tornare a separare le misure che riguardano la lotta alla povertà e il reinserimento lavorativo, magari perfezionando alcuni strumenti esistenti come l’assegno di riqualificazione. Sul tavolo dovrebbe tornare anche il dibattito sul salario minimo, per il quale – d’altra parte – sono state presentate proposte di legge da tutte le forze politiche. La linea Maginot del Pd è che la sua forma finale non risulti prevaricatrice nei confronti della contrattazione collettiva nazionale.

Manovra
In primo piano la questione finanziaria. Il nuovo ministro dell’Economia Roberto Gualtieri si è già messo al lavoro per l’appuntamento più importante dei prossimi mesi: la manovra di bilancio. Entro il 27 settembre il governo dovrà rivedere il quadro di finanza pubblica con la Nota di aggiornamento al Def, cornice della prossima manovra giallo-rossa. Comune è la volontà di disinnescare le clausole Iva che pesano sul 2020 e valgono 23 miliardi di euro, poi ci sono le voci da rifinanziare come le missioni militari che non possono esser messe in discussione: altri 3-4 miliardi che portano la base della Manovra sopra quota 25 miliardi. Sul resto si deve lavorare. A cominciare dalla richiesta di flessibilità all’Europa, che dovrebbe concedere un innalzamento del deficit/Pil in nome dell’attitudine più comprensiva della nuova Commissione Ue verso Roma e la sua rinnovata guida politica. Una prima bozza della Finanziaria vera e propria dovrà essere inviata alla Commissione europea entro il 15 ottobre.

Fisco
Per quanto riguarda il fisco, la flat tax salviniana è stata accantonata. Il Pd insiste per spostare il focus del taglio del cuneo dal ceto medio-alto a quello medio-basso. Come? Magari estendendo il bonus 80 euro. Portarlo a 125 euro mensili, si è calcolato, costerebbe comunque una cifra simile ai 15 miliardi.

Decreti sicurezza
Quanto alla sicurezza tra i punti del programma giallo-rosso c’è la revisione di entrambi i decreti voluti da Salvini, che inaspriscono le misure contro l’immigrazione. Di sicuro si metterà mano ai provvedimenti seguendo le osservazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che auspica una nuova legge che coniughi il contrasto alla clandestinità con i temi dell’integrazione.

Taglio parlamentari
Altra legge in sospeso è quella sul taglio dei parlamentari. Manca solo l’ultimo passaggio alla Camera: già votato tre volte da M5s, prevede la riduzione dei deputati da 630 a 400 e dei senatori da 315 a 200. Il Pd è favorevole a un intervento di taglio dei costi della politica ma in un quadro di riforma istituzionale più ampia, che comprenda anche una riforma della legge elettorale in senso proporzionale. Ma bisogna far presto, perché Salvini è pronto a scatenare le regioni a guida leghista o centrodestra (ne bastano cinque) per chiedere un referendum abrogativo della parte proporzionale dell’attuale legge elettorale, il Rosatellum

Autostrade
Dal crollo del Ponte Morandi in avanti i grillini hanno messo Autostrade per l’Italia nel loro nel mirino con sparate forti verso i loro titolari. Nell’accordo di programma fra Pd e M5s c’è il tema della revisione delle concessioni.

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