Fonte: La Stampa
Vertice concluso a Palazzo Chigi. Il governo resiste sul deficit. Il vicepremier M5S: “Nessun sentore che Mattarella non firmi”. Salvini: “Puntiamo sulla crescita”. Ma in mattinata ci sarà un nuovo incontro sulle cifre del Def
Avanti tutta. Almeno ufficialmente, nessun passo indietro sulla nota di aggiornamento al Def. Quantomeno per il 2019. Il vertice sul Def a Palazzo Chigi si è svolto mentre volavano gli strali di molti esponenti del governo nei confronti di Bruxelles. Con lo spread oltre quota 300. Dopo un prevertice politico tra Conte, Di Maio e Salvini. Al tavolo il presidente del Consiglio, i due vicepremier, il ministro dell’Economia Giovanni Tria, il ministro degli Esteri Moavero Milanesi, il sottosegretario Giorgetti. Il tutto tra messaggi rassicuranti, foto sorridenti e dichiarazioni sulla volontà di confermare tutti gli impegni presi. Nonostante le dure critiche arrivate da Bruxelles. Ma i dettagli non sono ancora definiti. E domani in mattinata ci sarà un nuovo vertice.
Il governo conferma la scelta del deficit al 2,4
Il governo sembra intenzionato a resistere sulla linea del deficit al 2,4 per cento del Pil per il 2019. “Confermiamo le anticipazioni che ci avevano indotto a definire la manovra seria, razionale e coraggiosa”, si legge nella nota finale del premier Giuseppe Conte, che durante i lavori, ha postato un’immagine con Di Maio, Salvini e Tria. Tutti sorridenti.
“Confermiamo – continua Conte – il programma delle riforme annunciate che partiranno già nel prossimo anno. Abbiamo lavorato per accelerare la discesa del rapporto debito/Pil in modo consistente nell’arco del triennio”.
Stessa linea da Luigi Di Maio: “Confermiamo il 2,4% e si punta a una diminuzione del debito negli anni successivi grazie alla crescita che ci sarà e ai tagli agli sprechi prodotti dal lavoro del nostro team “mani di forbici”, ha detto il ministro dello Sviluppo. Che, a Di Martedì risponde così a una domanda sul presidente della Repubblica: “Cosa faremo se Mattarella non firma la manovra? Non abbiamo nessun sentore di questa azione. Io sono contento di aver cambiato idea sull’impeachment”. E Matteo Salvini: “Confermato: puntiamo tutto sul lavoro e sulla crescita, via la Fornero e meno tasse alle partite iva, in Europa se ne faranno una ragione, gli italiani sono stufi di precarietà e insicurezza”. Nessuna citazione, anche stavolta, del reddito di cittadinanza.
La difficile posizione di Tria
Giovanni Tria è il grande enigma di queste ore convulse. Reduce dal confronto all’Eurogruppo di ieri – dove è stata criticata la decisione del governo di alzare l’asticella del deficit per il prossimo anno fino al 2,4%, rispetto all’1,6% concordato informalmente con Bruxelles – il titolare di via XX settembre è sempre più sotto pressione. In particolare da parte dei 5Stelle per le coperture del reddito di cittadinanza.
Il ruolo di Savona a Strasburgo
Intanto a Strasburgo è andato in scena l’incontro tra il presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani, e il ministro degli Affari europei, Paolo Savona, da alcuni considerato una sorta di ministro dell’Economia ombra. Sulle perplessità espresse da Tajani riguardo alla manovra Savona ha detto: “Ho fatto il serbatoio, nel senso che ho caricato l’acqua e la porterò a Roma”. Ma il governo cambierà qualcosa in base ai rilievi critici? “È ancora troppo presto”, ha risposto il ministro.
Le voci su una lettera dell’Europa
Forza Italia, con la capogruppo al Senato Anna Maria Bernini, solleva dubbi sul vertice della serata a Palazzo Chigi: “L’aggiornamento del Def non era stato approvato dal Consiglio dei ministri venerdì scorso?”, chiede. E aggiunge che “si vocifera di una lettera dell’Ue al governo italiano. Esiste davvero la missiva o no? E se esiste, cosa viene richiesto al governo italiano?”.