Meloni riunisce i ministri interessati. Il piano per un centro di rimpatrio in ogni regione
Un’ora e mezza di confronto tra la premier, tutti i ministri interessati — Tajani, Salvini, Piantedosi, Crosetto —, i sottosegretari Mantovano e Fazzolari e i vertici dei servizi. L’emergenza sbarchi — più 300% negli ultimi tre mesi — preoccupa molto il governo e proprio di come fermare le partenze si è parlato in particolare ieri. Da Palazzo Chigi si fa sapere che l’incontro si è concentrato sul caso Tunisia: prioritaria è «l’azione per aiutare questa nazione amica in un momento di difficoltà. In particolare si è discusso sullo sblocco dei finanziamenti».
Pur nella difficoltà del quadro, sulla Tunisia si registrano progressi sia da parte degli Stati Uniti che dell’Unione Europea, grazie anche all’impegno italiano». Che è quello che più direttamente si sta spendendo perché il Fmi conceda i fondi a un Paese sull’orlo della bancarotta che non argina le partenze e la cui stessa popolazione è pronta a imbarcarsi: «In tal senso — continuano da Chigi — assume rilievo la visita nei prossimi giorni a Roma del ministro degli Esteri tunisino, Nabil Ammar, per un incontro con Tajani». Proprio il ministro degli Esteri ieri è intervenuto per dire — a proposito delle misure allo studio in Ue — che non sono i muri «la soluzione, perché poi questi si scavalcano. Il problema è la strategia europea che faccia un muro di altro tipo, non è questione di ordine pubblico ma di strategia». Ma intanto gli arrivi per mare continuano senza sosta, si moltiplicano gli interventi della Guardia costiera anche in acque molto lontane dalle nostre coste, tanto che il ministro Crosetto ha dato disponibilità di navi e aerei militari per i soccorsi.
E chi arriva affolla i centri già allo stremo: ieri 500 migranti ammassati su un’imbarcazione da motopesca sono stati con enorme difficoltà portati in acque maltesi dalla nave Geo Barents e potrebbero essere accolti in Italia. Altri 92 migranti sono sbarcati a Salerno con la Ocean Viking. Per questo si punta ad attivare un Centro per i rimpatri in ogni regione.
Vanno reperite velocemente nuove strutture per ospitare i migranti, si ragiona su centri non di grosse dimensioni, in ogni regione, per spalmarli in piccoli numeri. Il tutto mentre si cerca un accordo sul dl Cutro: 126 gli emendamenti, 21 solo dalla Lega che mirano a una «stretta» sui permessi. Ma l’accordo nella maggioranza ancora non c’è.
Pur nella difficoltà del quadro, sulla Tunisia si registrano progressi sia da parte degli Stati Uniti che dell’Unione Europea, grazie anche all’impegno italiano». Che è quello che più direttamente si sta spendendo perché il Fmi conceda i fondi a un Paese sull’orlo della bancarotta che non argina le partenze e la cui stessa popolazione è pronta a imbarcarsi: «In tal senso — continuano da Chigi — assume rilievo la visita nei prossimi giorni a Roma del ministro degli Esteri tunisino, Nabil Ammar, per un incontro con Tajani». Proprio il ministro degli Esteri ieri è intervenuto per dire — a proposito delle misure allo studio in Ue — che non sono i muri «la soluzione, perché poi questi si scavalcano. Il problema è la strategia europea che faccia un muro di altro tipo, non è questione di ordine pubblico ma di strategia». Ma intanto gli arrivi per mare continuano senza sosta, si moltiplicano gli interventi della Guardia costiera anche in acque molto lontane dalle nostre coste, tanto che il ministro Crosetto ha dato disponibilità di navi e aerei militari per i soccorsi.
E chi arriva affolla i centri già allo stremo: ieri 500 migranti ammassati su un’imbarcazione da motopesca sono stati con enorme difficoltà portati in acque maltesi dalla nave Geo Barents e potrebbero essere accolti in Italia. Altri 92 migranti sono sbarcati a Salerno con la Ocean Viking. Per questo si punta ad attivare un Centro per i rimpatri in ogni regione.
Vanno reperite velocemente nuove strutture per ospitare i migranti, si ragiona su centri non di grosse dimensioni, in ogni regione, per spalmarli in piccoli numeri. Il tutto mentre si cerca un accordo sul dl Cutro: 126 gli emendamenti, 21 solo dalla Lega che mirano a una «stretta» sui permessi. Ma l’accordo nella maggioranza ancora non c’è.