La diplomazia italiana ha lavorato in queste settimane per ottenere un do ut des: il via libera a una controversa riforma degli aiuti di Stato in cambio di nuovi margini di manovra per quanto riguarda i fondi comunitari
È un accordo politico tutto da concretizzare quello raggiunto dai capi di Stato e di governo dell’Unione europea, riuniti qui a Bruxelles per un vertice europeo straordinario, principalmente dedicato alla crisi di competitività dell’economia europea. Associato a un via libera per un allentamento temporaneo degli aiuti di Stato sarà un utilizzo più semplice dei tanti fondi comunitari, così come richiesto da alcuni paesi, tra cui l’Italia.
Uso dei fondi comunitari
Le conclusioni approvate nella notte tra giovedì 9 e venerdì 10 febbraio conferma le impressioni della vigilia. Quanto agli aiuti di Stato, «le procedure devono essere rese più semplici, più rapide e più prevedibili, e devono consentire di fornire rapidamente un sostegno mirato, temporaneo e proporzionato, anche attraverso i crediti d’imposta, nei settori strategici per la transizione verde e che subiscono l’impatto negativo dei sussidi esteri». Nel contempo, si precisa che per evitare una frammentazione del mercato unico, tra paesi ricchi e paesi poveri, i Ventisette vogliono rendere più facile l’uso dei fondi comunitari: «A tal fine, il denaro europeo dovrebbe essere impiegato in modo più flessibile. Dovrebbero anche essere esplorate opzioni per facilitare l’accesso ai finanziamenti. Il Consiglio europeo invita la Commissione e il Consiglio a garantire la piena mobilitazione dei finanziamenti disponibili e degli strumenti finanziari esistenti».
Meloni: siamo molto soddisfatti
«Siamo molto soddisfatti dei risultati di questo Consiglio europeo, ma penso che valga la pena di appronfondirlo sui vari temi», ha commentato nella notte la premier Giorgia Meloni. Nella notte i Ventisette hanno anche discusso della guerra russa in Ucraina, promettendo nuovi aiuti a Kiev, anche armamenti pesanti, e di migrazione. Su quest’ultimo fronte i capi di Stato e di governo hanno preso atto della particolare situazione dei paesi chiamati a proteggere confini marittimi, come l’Italia. In campo economico, la diplomazia italiana ha lavorato in queste settimane per ottenere un do ut des: il via libera a una controversa riforma degli aiuti di Stato in cambio di nuovi margini di manovra per quanto riguarda i fondi comunitari, in particolare quelli del piano nazionale di ripresa e resilienza. «Bisogna ammettere che le condizioni di esborso del denaro del Pnrr non sono sempre facili da riunire», ammetteva nei giorni scorsi l’entourage del presidente del Consiglio europeo Charles Michel.
Le modifiche al Pnrr
L’Italia è in ritardo nello spendere i fondi del NextGenerationEU. Il paese ha ottenuto finora tre esborsi per un totale di quasi 67 miliardi di euro, su un totale di 200 miliardi di euro messi a disposizione dall’Unione europea da qui al 2026. In queste settimane, il governo Meloni ha sottolineato come diversi fattori, tra cui la forte inflazione, fanno sì che molti progetti siano superati. Bruxelles ha pubblicato la settimana scorsa linee-guida da utilizzare per eventualmente modificare il Pnrr. Il documento di 60 pagine illustra possibili ragioni di modifica ai sensi degli articoli 14, 18 e 21 del testo legislativo che regolamenta il NextGenerationEU: l’introduzione di un capitolo RePowerEU nel Pnrr, una revisione delle misure per via di un aumento dei costi, la presenza di «circostanze oggettive» o l’aggiunta di progetti in modo da chiedere nuovi prestiti. Qualsiasi modifica, seppur minima, richiede un negoziato con l’esecutivo comunitario, e poi una decisione attuativa del Consiglio. La proposta di introduzione di un capitolo RePowerEU nel piano nazionale di ripresa e resilienza deve essere presentata dai paesi membri entro il 30 aprile. Più in generale, «le modifiche apportate al Pnrr ai sensi degli articoli 18 e 21 – spiega altresì la Commissione europea – non dovrebbero ridurre l’ambizione complessiva dei progetti, in particolare per quanto riguarda le misure che rispondono alle raccomandazioni-paese e che contribuiscono al raggiungimento di obiettivi verdi e digitali».
Fondo europeo per la sovranità
Tornando al vertice di ieri, «il Consiglio europeo prende atto dell’intenzione della Commissione di proporre un Fondo europeo per la sovranità prima dell’estate 2023 in modo da sostenere gli investimenti nei settori strategici». L’espressione «prende atto» è ricca di significato. Riflette il fatto che non tutti sono d’accordo nel perseguire questa strada. C’è chi è preoccupato di emettere nuovo debito in comune, e chi invece è incerto sull’utilità di tale strumento.