22 Novembre 2024

Fonte: La Repubblica

di Eugenio Occorsio

L’Italia non potrà più essere messa in croce sul deficit così come la Germania sul surplus

«L’Europa “a isole”, ognuna delle quali con le sue priorità, non è una visione sbagliata ma una risposta realistica alle sfide della Brexit e di Trump». Daniel Gros, l’economista tedesco che dirige il Center for European Policy Studies di Bruxelles, già consulente dell’Fmi e della commissione Ue, vede con ottimismo l’iniziativa del Benelux rilanciata dalla Merkel: «E’ un segnale di vitalità, altrimenti l’Europa proseguirà nella sua deriva e continuerà a perdere pezzi sempre più importanti ».

Ma non è un po’ strano che il primo passo per rilanciare la forza dell’Europa sia ammettere che esistono delle divisioni insanabili al suo interno?
«Al contrario, è un modo per smetterla di essere vittime di continui ritardi, ripicche, impuntature, il cui unico risultato è di far perdere tempo e arrestare l’integrazione. Concordo con i capitoli iniziali di questa procedura: immigrati, sicurezza, difesa. Prendiamo quest’ultima: ci sono Stati come Austria e Irlanda che per tradizione non partecipano a uno sviluppo comune. E’ meglio continuare a soggiacere ai loro veti paralizzanti o andare avanti senza di loro? E ci sono Paesi come l’Ungheria che non vogliono saperne di redistribuzione e accoglienza, quanto deve continuare a pesarci questo?» Sulla difesa, Trump non ha mancato nella sua telefonata a Gentiloni di ricordare che la Nato gli va benissimo purché gli europei paghino di più.
«Appunto. Nel momento in cui bisogna organizzarsi in fretta, e coordinare queste politiche con quelle per il controllo dell’immigrazione, che vuol dire anche lotta al contrabbando, al traffico di esseri umani, oltre al controllo di tutte le frontiere, insomma realizzare una difesa europea credibile, non è possibile fermarsi ad aspettare chi non partecipa per motivi di principio».

L’euro si è detto che sarà una di queste “isole”, nel senso che non si discute che si marci tutti insieme. Di colpo finiscono le discrepanze?
«Mettiamola così: la Germania chiederà di non essere più accusata un giorno sì e l’altro pure per il suo surplus, e l’Italia, che peraltro ha aderito alle richieste supplementari di Bruxelles, non verrà più messa in croce per il deficit. Purché entrambi marcino senza indugi verso una soluzione. E’ un modo per dare spazio alle riforme strutturali che in entrambi i casi sono indispensabili. Intendiamoci, il rilancio dell’euro non significa che da un giorno all’altro si darà via libera al completamento dell’unione bancaria, al mercato unico dei capitali, alle politiche fiscali o addirittura al ministro comune delle Finanze. I due Paesi più forti, Germania e Francia, hanno già fatto capire che su nessuno di questi punti intendono marciare a tappe forzate».

E la Grecia? Tornano insistenti le voci di una prossima uscita dall’euro.
«La Grecia purtroppo si è rivelata un caso disperato. Malgrado le sofferenze indicibili inferte alla popolazione non riesce a rimettere in sesto le finanze. Anche qui c’è la necessità di mettere un punto: o accade qualcosa di veramente epocale o non resterà che accompagnare Atene fuori dall’euro. Anche qui per evitare che qualcuno fuori passo finisca con l’azzoppare il cammino di tutti».

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