Fonte: Corriere della Sera
di Enrico Marro
Decreto dignità, si cercano le coperture. Istat: nel 2017 al Nord il Pil è salito dell’1,8%
Il «decreto dignità» col quale Luigi Di Maio vorrebbe, tra l’altro, dare una stretta ai contratti a termine e venire incontro alle richieste di semplificazione fiscale che vengono dalle piccole aziende e dai professionisti ha bisogno di coperture finanziarie, che il ministro dell’Economia Giovanni Tria non ha ancora trovato, e per questo il provvedimento slitta di qualche giorno. Ma sarà comunque approvato entro «questa settimana» (forse domani), ha assicurato il ministro dello Sviluppo e del Lavoro. Una delle priorità del decreto è infatti il rinvio al primo gennaio 2019 dell’obbligo della fattura elettronica per i distributori di carburante, che altrimenti scatterebbe da domenica prossima. Di Maio, invece, ha ribadito ieri, incontrando le categorie interessate, che il rinvio ci sarà e ha ottenuto in cambio la revoca dello sciopero di oggi. I distributori di carburanti hanno chiesto lo slittamento sostenendo di non essere pronti. L’Agenzia delle entrate ha reso disponibile fin dal 30 aprile scorso la procedura web gratuita (utilizzabile anche da smartphone e tablet) per la fatturazione online, ma secondo i benzinai essa è troppo complicata. Di Maio ha accolto le loro richieste pur ribadendo la validità dello strumento, introdotto dal governo Renzi al fine di ridurre l’evasione (schede carburante cartacee gonfiate che vengono scaricate fiscalmente). «La fattura elettronica è uno strumento valido, che dovrà partire quando le categorie saranno pronte. Il primo gennaio 2019 è una data ragionevole».
Lo spesometro vale 2,6 miliardi nel 2018
Tria deve trovare le coperture necessarie, dopo che qualche giorno aveva detto che per il 2018 c’era spazio solo per provvedimenti a costo zero. Il rinvio della fatturazione elettronica per i benzinai alla fine potrebbe richiedere “solo” una cinquantina di milioni di euro, soprattutto se, come pare, non riguarderà i grossisti e se la proroga delle schede cartacee sarà accompagnata dall’obbligo di pagare con carta di credito o bancomat. Coperture devono essere trovate anche per la promessa che Di Maio ha fatto ai professionisti di esonerarli dallo «split payment» (la P.a. trattiene alla fonte l’Iva sulle fatture). La manovrina del 2017, che prevedeva una serie di estensioni dello split payment, tra cui quella ai professionisti, stimava un maggior gettito per tutto il 2018 di 1,5 miliardi (750 milioni per metà anno). Il ministro dello Sviluppo ha promesso anche di «abolire» il «redditometro» (basterebbero una ventina di milioni) lo «spesometro». Quest’ultimo (trasmissione telematica di fatture e corrispettivi) vale, secondo la relazione tecnica , 2,6 miliardi di maggior gettito nel 2018. Anche qui, dunque, non ci potrà essere una pura e semplice abolizione dello strumento, che richiederebbe ingenti coperture strutturali. Necessarie, infine, pure per introdurre il divieto di pubblicità sul gioco d’azzardo annunciato da Di Maio.
Stretta su contratti a termine e somministrati
A costo zero, ma poco graditi alle imprese, sono invece i provvedimenti in arrivo sul fronte lavoro: stretta sui contratti a termine (non più di 4 in 36 mesi e reintroduzione delle causali) che verrebbe estesa anche ai lavoratori in somministrazione; disincentivi per le aziende che delocalizzano all’estero (restituzione di eventuali contributi pubblici e sanzioni). Ieri, in un report sull’Italia, l’agenzia di rating Fitch parla di «alto livello di incertezza circa l’agenda politica del governo. Vi sono elementi di incoerenza fra il costo delle nuove misure fiscali e l’obiettivo di riduzione del debito». Secondo Fitch il governo non durerà e ci sono «sempre maggiori possibilità» di elezioni anticipate nel 2019. Infine, l’Istat ha diffuso i dati sul Pil per aree territoriali nel 2017: traina il Nord con + 1,8%, seguito dal Sud con + 1,4% e dal Centro con + 0,9%, dove ha pesato anche il terremoto.