19 Settembre 2024
Droga

Droga

Età media di 30 anni, un totale di 90 mila abitanti dei quali 23 mila tra gli zero e i 14 anni. Tanta miseria e la dispersione scolastica è altissima

Oued Zem (Marocco) Qui tutto ha un prezzo. Per pali della porta di calcio i bambini han scelto due cumuli di sabbia sui quali invano provano ad arrampicarsi dei cuccioli di cane, randagi di poche settimane; il campo non ha confini, si corre fin quando cominciano delle lievi alture di sassi e pietre; alla vista dello straniero i calciatori interrompono la partita, si schierano nella tipica posa della fotografia di squadra, quindi invocano: «Oro, oro!». Dicono proprio così, intendendo l’euro. Come mancia. O meglio come pagamento. Poi ci accerchiano, allungano le mani e intanto, avendo scorto il finestrino della macchina abbassato, esaminano il sedile e tirano su quello che c’è, del pane, due succhi di frutta, una penna.

La città di Oued Zem
Oued Zem è un’antica città giovanissima: età media di 30 anni, un totale di 90mila abitanti dei quali 23mila tra gli zero e i 14 anni. Mancano statistiche ufficiali sulla dispersione scolastica e l’analfabetismo, che però rimangono impressionanti. Siamo nell’entroterra marocchino, nella regione di Béni Mellal-Khénifra  che significa tante cose, le stesse da sempre tranne una: profonda povertà, carenza di strutture, il persistere di violazioni dei diritti relativi alle donne, sottomesse ai mariti, e poi, quale appunto contemporaneo elemento, la base geografica dei «legionari» dei boschi della droga.

I «legionari» dei boschi della droga
Partono proprio da Oued Zem. La definizione di «legionari» è del dottor Ciro Caramore, sostituto procuratore a Busto Arsizio, e specializzato nelle indagini sugli spacciatori marocchini padroni di pinete, sentieri, monti. Spacciatori che resistono anche un mese intero in una tenda fra gli alberi. Una cruda esistenza di disciplina e costanza premiata dai capi con un giorno in hotel, buon cibo, birra, prostitute. Ecco, girando nella cittadina, sarà forse per i costanti mulinelli di polvere alzati dal vento afoso, o sarà forse per l’assenza di angoli d’ombra, ma s’incontra già in partenza una sorta di naturale durezza, che dalla nascita abitua e orienta. Sicché quella sosta a oltranza in una tenda non viene affatto sentita quale missione estrema.
Gli ultimi calcoli di magistrati, poliziotti e carabinieri raccontano di duecento «legionari». Che costoro siano originari di Oued Zem non dipende dal caso ma dalle classiche dinamiche della migrazione: ci si muove col passaparola, ci si muove perché intanto è andato un familiare, un amico, un conoscente. Insomma può essere Varese come qualsiasi altro luogo nel mondo, purché si stia insieme: una delle grandi caratteristiche del popolo marocchino è quella della solidarietà che non scatta, come da noi, soltanto nelle emergenze.

Le reclute per il terrorismo islamico
In passato, organizzazioni terroristiche di matrice islamica avevano reclutato giovani «soldati» a Oued Zem, non con la promessa della salvezza eterna bensì della concreta e rapida possibilità di auto-affermazione. Dopo l’attentato di Casablanca il 16 maggio del 2003 (assassinate 45 persone), il re Mohamed VI aveva ordinato un massiccio piano per sradicare le cellule eversive. E però, nella storia che scorre, l’oggettiva assenza di un futuro determina un vuoto nella gioventù della cittadina perfino facile da colmare con le derive esistenziali, nella disgraziata ma purtroppo vincente esibizione, al ritorno dall’Italia, dei soldi che genera emulazione.

Il silenzio delle autorità
Ora, se nelle precedenti soste di questo viaggio avevamo esplorato a Fquih Ben Salah i reinvestimenti dei guadagni della droga e a Ouled Youssef l’incipit della migrazione dei venditori di tappeti, Oued Zem è una storia a sé. Inutile domandare alle autorità, del resto le istituzioni locali negano perfino l’esistenza dell’hashish per la quale il Regno è il primo produttore internazionale disponendo di 20mila ettari coltivati a resina di cannabis. E inutile domandare alle mamme di questi bimbi che giocano a pallone in quanto appaiono evidenti i pericoli che corrono, nel solo approccio per una conversazione con un uomo, qualora lo vengano a sapere i mariti o qualcuno glielo riferisca.

L’organizzazione degli spacciatori
Allora entriamo nei bar chiedendo come capita, e nonostante anche a Oued Zem vi siano parecchi ex migranti che parlano italiano, l’argomento «legionari» non s’innesca. L’organizzazione degli spacciatori prevede un forte turn-over; si viaggia sugli aerei delle compagnie low-cost e si torna sui pullman che impiegano tre giorni per coprire la tratta dall’Italia.
Da Varese, le ultime notizie dai boschi della droga riferiscono la recente abitudine dei pusher di farsi pagare anche con la cessione dai tossicodipendenti di carte d’identità, patenti, tessere sanitarie, tutti documenti rivenduti, o utilizzati per assumere nuove «fisionomie burocratiche», oppure, nel caso delle tessere sanitarie, esibiti nelle farmacie per comprare medicinali che vanno a integrare o sostituire le dosi.

Il narcotraffico «adattabile»
Le dosi. Annotazione dell’esperto per la sicurezza del Marocco della Direzione centrale per i servizi anti-droga: «Nel 2021, anno caratterizzato dal perdurante impatto pandemico sull’economia del Paese, la criminalità organizzata, adattandosi a ogni mutamento e circostanza eccezionale, ha continuato l’attività illecita nel narcotraffico. Ha dimostrato una straordinaria adattabilità a tutto».E davvero, si capisce, un mese in tenda è un problema che non si pone. Mai.

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