
Fate la salute non fate la guerra. Perché difendere un Paese significa anche salvaguardare il benessere della sua popolazione. Lo dice chiaramente anche la nostra Costituzione.
Eppure il Servizio sanitario nazionale (Ssn), eccellenza del welfare e orgoglio italiano nel mondo, perde colpi. Indebolito dal definanziamento cronico, dalle disparità territoriali e dal corto circuito demografico che ha fatto scattare il conto alla rovescia per la sanità pubblica in uno dei paesi più vecchi del pianeta. La conseguenza è che si allarga l’area grigia delle cure mancate e si aggravano le disuguaglianze nell’accesso all’assistenza.
Chi sono i 4,5 milioni di persone che rinunciano alle cure? Perché nel Sud Italia l’aspettativa di vita è più bassa? Come si scardina il meccanismo inceppato delle liste d’attesa? Le soluzioni vanno trovate subito, perché fuori dal Ssn, in una fila metaforica, ognuna con il suo bisogno di assistenza inascoltato, ci sono persone povere e non solo: stranieri, bambini e adolescenti, anziani, malati oncologici e cronici, persone con disabilità, cittadini discriminati per genere.
“No tu No” darà voce a chi trova chiusa la porta della sanità pubblica. Ascoltando anche le proposte degli esperti per uscire dall’impasse e trovare strade nuove. Perché la prima domanda da farsi è che fine fa un Paese in cui la salute non è per tutti.