20 Settembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Daniele Manca

Il sapore amaro dell’Europa. E’ quello che la vicenda delle banche venete sta procurando al nostro Paese e ai suoi cittadini. Risultano incomprensibili le richieste che ancora una volta provengono da Bruxelles, dalla Commissione europea, affinché siano chiamati altri privati a investire centinaia di milioni. Il punto di vista della Ue è chiaro: non devono essere i cittadini e la collettività a pagare per gli errori di singoli istituti. Peccato che privati e cittadini abbiano già abbondantemente pagato con il quasi azzeramento del valore dei titoli. E che questo continuo richiamo al rispetto di regole sia in realtà una sperimentazione di nuove regole, quelle del bail in, dei salvataggi degli istituti di credito, sulla pelle del sistema bancario italiano e quindi di una infrastruttura finanziaria decisiva per famiglie e imprese. Per di più senza nemmeno avere un decisore unico finale tra Commissione europea e Banca centrale europea. Nel caso della Popolare Vicentina e di Veneto Banca si sono succeduti gli interventi del sistema del credito nazionale attraverso il fondo privato Atlante.

Lo Stato, il governo, hanno messo a disposizione un paracadute finanziario che possa permettere quello che è accaduto in altri Paesi senza che da Bruxelles si sollevasse il minimo sospiro. E cioè ricapitalizzazioni precauzionali che permettano di superare momentanei problemi degli istituti. I vertici delle due banche sono stati azzerati e rinnovati. Si spera che la magistratura riesca a darsi delle priorità e che siano sanzionati in tempi non biblici i colpevoli di gestioni passate responsabili del prestito facile agli amici e del deragliamento dei due istituti. Infine, nonostante il continuo monitoraggio europeo l’operatività delle banche è stata garantita nelle condizioni peggiori e cioè tra continui allarmi. Che peraltro, a volte, si sono dimostrati infondati se non interessati. I recenti dati sui crediti dubbi del sistema bancario italiano mostrano che il Paese ha una capacità di reazione troppo spesso sottovalutata. Come altrettanto spesso in Europa sembrano dimenticare che si sta parlando di banche retail non d’investimento. Cioè di istituti il cui scopo e dare credito a famiglie e imprese. E che minare la fiducia del pubblico nei loro confronti è la cosa peggiore che le autorità possano fare in questi frangenti. L’Europa ha le sue colpe, ma anche la politica e il governo devono fare la loro parte. Non solo affermando le loro prerogative in termini di scelte interne. Ma anche in termini di non distrazione. I prossimi mesi saranno decisivi per l’assetto del credito e in genere della politica fiscale europea. Rischiare l’assenza come in occasione delle norme sul bail in (senza che si sia previsto per esempio un periodo transitorio) sarebbe una colpa imputabile questa volta non a Bruxelles ma interamente a Roma.

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