16 Settembre 2024
Vino

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Documento per la Ue che potrebbe essere firmato anche da altri cinque Paesi. Il 47% delle bottiglie vendute nel mondo proviene da Italia, Francia o Spagna

L’Italia non è sola nella battaglia contro il bollino nero sulle bevande alcoliche. Il nostro Paese presenterà infatti a Bruxelles un documento comune preparato insieme a Francia e Spagna, due big della produzione vinicola del continente, che altri cinque membri Ue – Portogallo, Danimarca, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria – sarebbero pronti a firmare. Lo ha annunciato il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, a margine del Consiglio dei ministri dell’Agricoltura Ue a Bruxelles.
A Madrid è compatto il fronte contro la normativa irlandese, che introduce sulle bottiglie di vino e altri alcolici scritte allarmistiche simili a quelle dei pacchetti di sigarette: «Ogni approccio unilaterale sinceramente non mi sembra adatto – ha detto ieri il ministro spagnolo dell’Agricoltura, Luis Planas – dobbiamo preservare il mercato unico e questo vuol dire avere un approccio comune. Abbiamo rispetto delle competenza degli Stati membri in materia di salute, però qui stiamo regolamentando un prodotto alimentare riconosciuto dal Trattato di funzionamento dell’Ue e abbiamo chiesto alla Commissione di pronunciarsi su questo tema». Con il suo silenzio-assenso, invece, nelle scorse settimane la Commissione europea non solo ha di fatto avallato la normativa di Dublino, ma ha anche creato un precedente pericoloso per il nuovo regolamento sulle etichette alimentari che la Ue dovrebbe preparare entro la fine di quest’anno.
Dello stesso parere il ministro dell’Agricoltura francese, Marc Fesneau: «Ci sono già delle campagne di sensibilizzazione sul consumo moderato di alcolici in corso in tutti i Paesi, l’idea di aggiungere altro non ci sembra equilibrata e su questo siamo in disaccordo con gli amici irlandesi. Poi vedremo il dibattito, ma sul tema la Francia è sulla posizione già espressa dal mio collega spagnolo e italiano». Italia, Francia e Spagna da sole rappresentano il 47% di tutte le bottiglie di vino prodotte nel mondo, ha ricordato la Coldiretti, che plaude all’iniziativa comune dei tre Paesi.
Il ministro Lollobrigida ieri ha anche incontrato il suo omologo irlandese, Charlie McConalogue, al quale ha simbolicamente regalato una bottiglia di vino made in Italy. «Ho avuto modo di spiegare le nostre ragioni su quello che deve essere un sistema di informazione corretto – ha detto Lollobrigida – quello che chiediamo è un’etichetta che non specifichi che il vino danneggia la salute, ma in cui si specifichi che quello che eventualmente fa danni è l’eccesso di consumo».
In un primo momento, il ministro McConalogue si è limitato a ricordare che sulla normativa emanata dal suo Paese ha voce in capitolo anche il ministero della Sanità. In serata, però, da fonti diplomatiche irlandesi sono trapelate dichiarazioni meno concilianti: la decisione di Dublino sulle etichette speciali con avvertenze sanitarie «segue una legislazione nazionale del 2018 che ha anticipato la presa di posizione molto positiva della Commissione Ue su una misura analoga nel Piano per battere il cancro. Quindi per noi la mancata opposizione da parte di Bruxelles rappresenta un altro importante passo per adottare queste norme». L’Irlanda, insomma, sembra determinata da andare avanti per la sua strada.
Anche le associazioni degli agricoltori e delle cooperative agralimentari dell’Ue riunite sotto il cappello del Copa-Cogeca si sono ufficialmente unite al fronte italo-franco-spagnolo: «Non siamo d’accordo con iniziative come quella irlandese sull’etichetta con avvertenze sanitarie – ha detto Christiane Lambert a nome della federazione – non vogliamo che si ripetano iniziative come quella di Dublino, che ha agito senza il sostegno degli agricoltori nazionali. Se un Paese agisce in modo unilaterale, domani un altro potrà farlo anche su altri prodotti, fino a vietarne alcuni, e noi siamo contro i divieti. Vino, birra e bevande alcoliche fanno parte della cultura europea, invidiate in tutto il mondo, e i produttori europei, oltre a essere dei forti esportatori, si fanno promotori di un consumo moderato».

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