SPECIALE ELEZIONI EUROPEE
Fonte: La StampaPopolari in fuga secondo alcuni poll, in discesa secondo altri. Nel Regno Unito, gli indipendentisti sono primi e terzi nella stesso giorno. Tutto dipende dall’affluenza che potrebbe sfavorire gli scettici.
I sondaggi in vista del voto europeo sono impazziti, oltre che illegali in alcuni paesi fra cui l’Italia. Stamane nel Regno Unito ne sono usciti due freschi di inchiesta, uno che dà i conservatori in rimonta al secondo posto dietro i laburisti e davanti agli indipendentisti dell’Ukip, l’altro che assegna a questi ultimi la palma (virtuale) di primo partito.
Che succede? C’è grande incertezza, dunque grande confusione. Manca un orientamento preciso che piloti i cittadini e le loro intenzioni. Le campagne elettorali sono tutte nazionali, si parla poco (e male) di Europa, i cinque candidati di bandiera per la presidenza della Commissione Ue non hanno bucato lo schermo neanche un poco.
Gli europei chiamati alle urne da giovedì a domenica sera in buona parte infuriati. Faticano a considerare l’esigenza di scegliere gli uomini giusti da mandare al Parlamento europeo e pensano in tanti che solo il voto di protesta possa avere effetti concreti, cosa che avverrà in modo limitato (per quando prevedibile). Ne consegue che gli umori sono variabili e così i sondaggi.
Il 14 maggio VoteWatch ha detto che i popolari europei vanno per 212 seggi contro i 209 dei socialisti e i 63 dei Libdem. Contemporaneamente, il parlamento europeo se n’è uscito con i popolari a 221, i socialisti a 194, l’Alde a 62. Gli euroscettici/antieuropei/protestatari sono rispettivamente a 134 e 135. Un segnale, dunque, sarebbe che gli indecisi di ritorno votano per i partiti tradizionali e non per la protesta. L’esito della tronata si presenta pertanto legato anche all’affluenza. “Più si vota e meno salgono gli scettici”, assicura una fonte parlamentare.
Spiega un osservatore Ue che «non c’è alcun motivo strutturale per un’impennata popolare». Un aumento dei consensi per il Ppe potrebbe però venire dal ritorno al voto di chi non pensava di votare, come di qualcuno che «si è convinto che il voto di protesta fa rumore e basta». Solo in Francia, invece, i socialisti appaiono in sensibile ritirata. «Non li vedo scendere sotto quota 200», spiega la fonte. I vari sondaggi dicono che il Ps è stabile in Germania cresce in Austria e Italia, resta forte in Spagna.
Di chi fidarsi? In realtà di nessuno. Il 16 maggio, dal Cicero Group è piovuto un punteggio di 202 a 195, quasi un pareggio che renderebbe difficile lavorare sulle maggioranze per la designazione del vertice della Commissione delle altre poltrone apicali europee. «Di qui al voto ci saranno altri movimenti – spiega la fonte – il terreno è instabile». Siamo obbligati ad aspettare. Meglio non fare previsioni. Semmai, si può scommettere.