22 Novembre 2024

Fonte: La Repubblica

economia

di Raffaele Ricciardi

Anche il Sun si schiera apertamente per l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue, gli indici che misurano lo stress dei mercati sono ai massimi dell’anno. Il rendimento del Bund va in negativo. Tokyo lascia sul parterre ancora l’1%. Partono le riunioni della Federal Reserve per discutere del rialzo dei tassi. Petrolio debole, ma l’Aie alza le stime di domanda

Quattro sondaggi favorevoli e l’aperto sostegno da parte della testata più popolare del Regno Unito, il Sun: la Brexit fa sempre più paura ai mercati, alla luce di nuovi numeri e fautori, che la danno in vantaggio rispetto all’opzione di rimanere nell’Unione europea, in vista del referendum del 23 giugno. Il tema è sempre centrale nelle sale operative, che pure tengono un orecchio rivolto verso Washington dove si tiene la due giorni di riunioni della Fed, dalla quale non ci si aspetta un rialzo dei tassi. E’ troppo alta la volatilità sui mercati, con i recenti tonfi dell’azionario e i continui cambi di direzione delle valute, perché Janet Yellen decida di dare seguito alla stretta monetaria avviata a dicembre: si guarda piuttosto alle stime ufficiali e al suo discorso, per capire se a luglio ci potrà essere una modifica della politica monetaria o bisognerà piuttosto aspettare il quarto trimestre dell’anno.
Nel suo editoriale, il Sun sostiene che “un’uscita” dall’Ue “consentirebbe di riaffermare la sovranità, abbracciare un futuro da potente nazione indipendente invidiata da tutti”. Il futuro della Gran Bretagna sarebbe “molto più buio” all’interno dell’Unione e sarebbe assorbito dalla “inarrestabile espansione dello stato federale tedesco”. La sterlina si mantiene debole sul dollaro in area 1,416, mentre sui mercati globale prevale la tendenza delle ultime sedute che vede i denari spostarsi sugli investimenti più sicuri.
I listini europei trattano ancora in ribasso dopo un lunedì nero e in scia all’Asia, mentre il petrolio non riesce a ritrovare lo smalto che l’aveva portato ampiamente sopra 50 dollari al barile. Milano si muove in sintonia con le sue banche e – dopo un recupero a metà mattina – il Ftse Mib torna pesante sul finale di seduta e chiude a -2,11%, sui minimi da metà febbraio. Tra i titoli più colpiti ci sono Banco Popolare e Bpm, in compagnia di Telecom Italia. Debole anche il resto d’Europa, dopo quattro sedute da ko di fila: Parigi ha perso il 2,29%, Francoforte l’1,43% e Londra il 2,01%. E così, i listini hanno bruciato altri 172 miliardi di euro di capitalizzazione, dopo i 130 miliardi della vigilia. Gli indici di volatilità della Borsa nipponica sono ai massimi da tre mesi, mentre quelli americani hanno raggiunto il picco dell’anno a testimonianza di quanto sia alta l’incertezza da una parte all’altra del globo. A Wall Street, nonostante alcuni dati macro positivi, gli indici trattano ancora deboli: il Dow Jones perde lo 0,32%, il Nasdaq lo 0,10% e lo S&P500 lo 0,18%.
Si riallarga lo spread tra Btp e Bund tedeschi, che si porta in area 150 punti base con il rendimento del decennale italiano sopra all’1,5% sul mercato secondario: significa che il rendimento del Bund di pari scadenza ha segnato nuovi record, andando in terreno negativo per la prima volta.
L’agenda macroeconomica di giornata segnala i dati dell’inflazione:confermata per l’Italia la timida ripresa a -0,3% annuo a maggio, dal -0,5% di aprile, mentre il Regno Unito si muove in crescita dello 0,3%. Secondo Eurostat torna invece a crescere la produzione industriale dell’Eurozona ad aprile, segnando +1,1%, e +1,3% nell’Ue nel suo complesso, dopo rispettivamente il -0,7% e il -0,5% di marzo. Rispetto ad un anno fa l’indice è salito del 2% nei 19 e del 2,5% nei 28. Le persone al lavoro nell’area con la moneta unica crescono nel primo trimestre dell’anno, con un progresso dell’occupazione dello 0,3%. Negli Usa le vendite al dettaglio di maggio crescono dello 0,5% e superano le stime, così come fanno i prezzi all’importazione con un +1,4%. Il dato finale sulla produzione industriale giapponese ad aprile, stamane, ha mostrato una crescita dello 0,5% rispetto al +0,3% di marzo. Su base annua il dato è di -3,3%, rispetto al -3,5% di aprile.
In mattinata, la Borsa di Tokyo ha chiuso ancora negativa, complice il rafforzamento dello yen. Il Nikkei è sceso per la prima volta dal 12 aprile sotto i 16mila punti, a 15.859 punti: alla chiusura del mercato l’indice dei 225 principali titoli aveva ceduto l’1%, dando seguito al -3,5% di lunedì. In recupero sul finale, invece, Shanghai che è salita dello 0,3%. L’euro chiude sopra quota 1,12 dollari. La moneta unica passa di mano a 1,1211 dollari e a 118,73 yen. Dollaro/yen in calo a 105,87.
Come accennato, le quotazioni del petrolio sono in calo: quando terminano gli scambi Ue, il Brent tratta in area 49,6 dollari al barile e il Wti a quota 48,2 dollari. I mercati non ascoltano le previsioni di crescita arrivate dall’Aie, per la quale la domanda di greggio globale nel primo trimestre del 2016 è stata rivista al rialzo con una crescita a 1,6 milioni di barili al giorno e per il 2016 la crescita sarà ora di 1,3 milioni di barili al giorno a 96,1 milioni. Buone le prospettive per il 2017.

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