20 Settembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Francesca Basso

Giovedì pomeriggio il Parlamento Ue vota una risoluzione sulle violazioni del diritto dell’Ue e dei diritti dei cittadini Lgbtiq in Ungheria in seguito dell’introduzione della nuova legge


La pazienza dell’Ue nei confronti dell’Ungheria sembra finita, anche se le forze nazionaliste e conservatrici ancora difendono il premier Viktor Orbán (ma non sono, al momento, la maggioranza). La legge di Budapest entrata in vigore mercoledì, che vieta la diffusione ai minori di contenuti o rappresentazioni in cui si parli di omosessualità e discrimina la comunità Lgbtiq, è «la linea rossa», come l’hanno definita la maggior parte dei Leader Ue all’ultimo Consiglio europeo, che non andava oltrepassata.
Ultimo terreno di scontro la plenaria del Parlamento Ue a Strasburgo, dove la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha ribadito che «se l’Ungheria non aggiusterà il tiro, la Commissione userà i poteri ad essa conferiti in qualità di garante dei trattati». La replica di Budapest è arrivata dal portavoce di Orbán: «Il cosiddetto dibattito al Parlamento Ue sulla legge sulla protezione dell’infanzia in Ungheria è stata una parata da circo, un nuovo livello di imperialismo coloniale e morale, un attacco all’Ungheria e Orbanofobia». Il capo di gabinetto del premier, Gergely Gulyas, ha denunciato «una campagna senza precedenti da parte dell’Ue» e ha sottolineato che «Bruxelles non può dire chi dovrebbe crescere i bambini e come». E la ministra della Giustizia ungherese, Judit Varga, ha assicurato che la legge non sarà ritirata.
Per von der Leyen la legge ungherese «usa la protezione dei bambini, per la quale siamo tutti impegnati, come pretesto per discriminare severamente le persone a causa del loro orientamento sessuale» e di nuovo l’ha definita «vergognosa». Questa volta la presidenza di turno slovena, rappresentata dal ministro degli Esteri Anže Logar, ha scelto la cautela: «Alla luce dei recenti sviluppi legislativi in Ungheria — ha detto —, è chiaro che il diritto di famiglia o i programmi scolastici sono di competenza nazionale. Tuttavia, il principio di non discriminazione è sancito dai trattati dell’Ue».
Dal dibattito in plenaria è emerso che per la maggior parte degli eurodeputati (non per Lega e Fratelli d’Italia) è necessaria un’azione incisiva da parte di Consiglio e Commissione contro il continuo deterioramento dei valori dell’Ue in Ungheria e Polonia. Gli Stati membri — protestano gli eurodeputati — stanno bloccando le procedure articolo 7 contro Budapest e Varsavia (il meccanismo che prevede la sospensione di alcuni diritti di un Paese se non rispetta lo Stato di diritto) e la Commissione non protegge il Bilancio dell’Ue. Giovedì pomeriggio la plenaria voterà una risoluzione sulle violazioni del diritto dell’Ue e dei diritti dei cittadini Lgbtiq in Ungheria in seguito all’introduzione della nuova legge.
Von der Leyen nel suo intervento ha elencato gli strumenti a disposizione della Commissione per far rispettare lo Stato di diritto tra cui l’apertura di procedure di infrazione, il nuovo meccanismo per la protezione del bilancio Ue su cui si sta esprimendo la Corte di Giustizia ma «in autunno inizieranno i primi file» e l’applicazione dell’articolo 7. Può essere letto sotto questa luce anche lo scrutinio approfondito del Recovery Plan ungherese da parte della Commissione, che sta verificando se Budapest rispetta le raccomandazioni Paese 2019-2020 (ha tempo fino al 12 luglio per formulare il giudizio). «Quello che stiamo valutando in particolare per l’Ungheria — ha spiegato ieri il commissario all’Economia Paolo Gentiloni — è il meccanismo di audit, il trattamento equo e non discriminatorio dei beneficiari dei fondi, e le sfide delle raccomandazioni Ue sullo Stato di diritto come corruzione, indipendenza della magistratura, aumento della concorrenza». In ballo ci sono 7,2 miliardi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *