22 Novembre 2024

Fonte: La Repubblica

I risultati in tempo reale di un voto regionale che può avere importanti ripercussioni sul nuovo governo. M5s alla ricerca di una conferma, i partiti del centrodestra si pesano. L’incognita del Pd

Il centrodestra è in vantaggio nello spoglio delle elezioni regionali in Molise rispetto al M5s, il vantaggio si sta rafforzando più va avanti lo spoglio. Indietro il centrosinistra. Le sezioni scrutinate sono circa il 50%, un numero che inizia a dare risultati indicativi ma ancora lontani dal poter essere considerati definitivi.
Lo spoglio è quindi tutto da seguire. Quattro i candidati alla carica di presidente: Andrea Greco (M5S), Donato Toma (centrodestra), Carlo Veneziale (centrosinistra) e Agostino Di Giacomo (CasaPound).
Al momento, per il Movimento 5 Stelle non è un buon risultato. Dopo il 44% alle politiche, avrebbe potuto sfondare e ottenere la sua prima regione. Invece il suo candidato è al di sotto del 40% e, addirittura, guardando i voti alle liste, il Movimento galleggia intorno a quota 37%
Interessanti anche i risultati che riguardano le posizioni di forza all’interno del centrodestra, con Forza Italia primo partito e Lega seconda, stabile rispetto alle politiche, con il buon risultato della lista Orgoglio Molise alla pari dell’Udc (che fa un balzo, dal 2% al 7%). Cresce di 2 punti Fratelli d’Italia, quasi al 5%.
Neanche il Pd può sorridere: al momento naviga intorno al 10%, in flessione rispetto al 15,2 delle politiche. Leu rimane alle stesse percentuali delle politiche, sopra il 3%, e tutto il centrosinistra a sostegno di Veneziale non arriva al 20%. Proprio Veneziale è il primo a parlare, intorno alle 3, per ammettere la sconfitta. “Ho perso, chiaramente”, dice nella sala stampa che accoglie anche il centro dati sull’afflusso dei voti. “Ho perso ma quello che resta è il percorso politico, quello di un centrosinistra che ha ritrovato l’unità dopo anni di divisioni, e questa è l’eredità positiva che resterà a chi verrà dopo di me”..
Erano chiamati alle urne 331mila molisani, di cui 78.025 residenti all’estero. E c’è un vincitore indiscusso: l’astensione. Solo un molisano su due ha deciso di votare oggi, il 52,16% per la precisione. Ben venti punti in meno rispetto alle politiche del 4 marzo, anche se a pesare potrebbe essere stato il voto all’estero, consentito per le politiche e non per le regionali.

UN VOTO DAL VALORE NAZIONALE
Il test molisano è diventato importante anche in chiave nazionale e i partiti si aspettano indicazioni per la formazione del nuovo governo. Non a caso nella campagna elettorale della più piccola delle Regioni a statuto ordinario si sono impegnati in prima persona i leader delle principali forze politiche, da Matteo Salvini a Luigi Di Maio, da Silvio Berlusconi a Maurizio Martina.
La posta in gioco è alta soprattutto per Movimento 5 stelle e centrodestra. Si parte dai numeri del 4 marzo: M5S con il 44,79% e 78mila voti, centrodestra 28,9% e 51mila voti. In mezzo l’incognita del centrosinistra raggruppato ad arrocco che riparte dalla debacle del 18,1% con 31mila voti mentre nel 2013 il presidente uscente Frattura raccolse 85mila voti. Bisognerà capire se il Movimento 5 Stelle riuscirà a conservare il vantaggio ma anche come si distribuiranno i voti all’interno del centrodestra. Naturalmente, in una consultazione regionale, pesa meno il voto d’opinione rispetto alle politiche e questo potrebbe rappresentare un rischio per il Movimento.
Sulla carta non dovrebbe esserci partita ma le amministrative, specie in Molise, hanno dinamiche diverse. Pesano i potenti locali e i pacchetti di consensi che gestiscono: tra questi l’europarlamentare Aldo Patriciello, che cinque anni fa portò i suoi 14 mila voti in dote al centrosinistra e che stavolta è ritornato nella casa madre di centrodestra. Ma è sicuro che peseranno anche quegli 8mila voti di sinistra che il 4 marzo si sparpagliarono tra Leu, Pap e Pci e che a quanto pare stanno conducendo una sotterranea battaglia per portare i consensi a M5S, nuova forma di voto utile per fermare l’avanzata delle destre targate Lega.
Lega che riparte dall’8,67% e 15mila voti delle politiche e che non fa mistero di puntare a fagocitare Forza Italia. Centrodestra che candida il commercialista Toma, appoggiato da 180 candidati e nove liste. E che per la rimonta punta proprio sull’esercito dei candidati portatori di voti.

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