Fonte: La Repubblica
L’audizione del presidente Inps: “Il problema non è l’uso, ma l’abuso. Minimo il contributo sul fronte delle entrate. Serve un aumento dei controlli”. L’attacco ai sindacati: “Sono tra i massimi utilizzatori”. A gennaio venduti 9 milioni di buoni
Il problema dei voucher “non è l’uso ma l’abuso” e fino ad ora non hanno contribuito a fare emergere il lavoro nero. Lo ha detto il presidente dell’Inps Tito Boeri intervenendo in audizione in Commissione Lavoro alla Camera sulle proposte di modifica alla disciplina del lavoro accessorio, in cui è stato fatto il punto sull’utilizzo dei buoni lavoro.
Numeri alla mano, il capo del’ente di previdenza ha evidenziato come i voucher abbiano soddisfatto soltanto in parte gli obiettivi per cui erano stati ideati. La volontà di contrastare il lavoro nero “non è stato conseguito se non in modo marginale” e anche se i buoni lavoro avessero contribuito all’emersione “si tratterebbe di una goccia nel mare”. Lo conferma anche il confronto tra i dati sull’occupazione sommersa dell’Istat e quelli dei percettori di voucher dà indicazioni diverse. L’istituto di statistica – ha rilevato Boeri – ha stimato nel 16% la percentuale di lavoro nero, ma guardando al monte ore dei lavoratori a voucher si arriva soltanto allo 0,3%. Analoghi segnali arrivano dai confronti territoriali. “Nel Lazio ad esempio – ha ricordato l’economista- secondo l’Istat è presente il 12% del lavoro nero ma è venduto soltanto il 4% dei voucher. Ai lavoratori dell’agricoltura, uno dei settori a cui i buoni lavoro erano maggiormente utlizzati, vengono vennuti il 2% dei voucher, a fronte di un lavoro nero nel settore stimato al 10%.
Anche i numeri della contribuzione confermano quanto detto da Boeri. “I contributi versati con i voucher ammontano nel 2016 a 174 milioni euro a fronte di 185 miliardi totali”. Piuttosto – ha spiegato- sembra che i voucher, utilizzati a fronte di più ore di lavoro effettuate, abbiano “coperto lavoro nero”.
Sul fronte delle proposte messe in campo Boeri ha manifestato diversi rilievi alla possibilità di abbassare il tetto di utilizzo per lavoratore o imprese. Per scoraggiare l’abuso nell’utilizzo dei voucher -ha invece rilevato – è necessario rivisitare i controlli e limitare le giornate piuttosto che il numero dei voucher utilizzati e il reddito che da questo deriva. Boeri ha ricordato che con la tracciabilità introdotta dal Governo c’è stata “deterrenza” e si e limitato il numero dei buoni venduti. Il datore di lavoro che abusa dei voucher – ha detto Boeri – deve sapere che rischia “sanzioni e interventi”.
Secondo le tabelle fornite oggi dal preisente Inps, a gennaio 2017 sono stati venduti meno di 9 milioni di buoni per il lavoro accessorio al livello più basso dopo gennaio 2016. Rispetto a gennaio 2016 la vendita dei voucher è lievemente aumentata (era a 8,5 milioni) ma, grazie all’introduzione della tracciabilità, è molto più bassa della media del 2016 (da marzo sempre superiore a 10-11 milioni al mese).
Inoltre oltre l’80% delle aziende che utilizzano i voucher è costituito da piccole aziende, fino a 9 dipendenti. Boer ha però fatto notare che “tra i maggiori utilizzatori dei voucher in rapporto al numero di committenti, vi sono le organizzazioni sindacali e le cooperative”. Secondo la tabella Inps, 36 organizzazioni sindacali hanno usato 279.976 voucher (7.777 voucher per committente) e 408 società cooperative e mutue assicuratrici hanno fatto ricorso a 2.397.995 buoni lavoro (5.877). Il numero maggiore, pari a 18.230.120 voucher sono stati utilizzati da 2.820 società a responsabilità limitata; 4.303.294 da società per azioni; 2.433.153 da associazioni e fondazioni, mentre 182 enti riconducibili alla pubblica amministrazione hanno fatto ricorso a 1.256.022 voucher.