Wolfsburg potrebbe vendere alcuni siti produttivi. Manifestazioni e scioperi in diverse città. Il sito belga primo del gruppo a chiudere in Europa
Audi ha annunciato che interromperà la produzione di veicoli elettrici nel suo stabilimento di Bruxelles entro il 28 febbraio 2025. Questa decisione, comunicata durante un incontro straordinario con i rappresentanti sindacali, riguarda un impianto che impiega circa 3.000 lavoratori per la produzione del suv elettrico Q8 e-tron, entrata in crisi per mancanza di domanda. Fonti locali riportano che le vendite di questo modello hanno subito un calo significativo, e i costi elevati dell’impianto nella capitale belga hanno reso necessaria la chiusura, che sarebbe la prima per un impianto di un marchio del Gruppo Volkswagen in Europa.
Secondo Ludovic Pineur, segretario del sindacato Cne Industrie, potrebbe esserci un nuovo investitore interessato al sito di Bruxelles. Tuttavia, al momento non è chiaro quanti lavoratori potrebbero essere mantenuti in servizio o se l’intero stabilimento verrà utilizzato dal potenziale acquirente, un’azienda di veicoli commerciali. Maggiori informazioni sono attese nel prossimo incontro con i sindacati, previsto per il 12 novembre.
Ecco come Vw vuole risparmiare 4 miliardi
Il secondo produttore automobilistico mondiale (il titolo ieri ha chiuso pesantemente in rosso: -3,85%) potrebbe annunciare presto i piani di chiusura (o di vendita) di tre stabilimenti su 10 in Germania per la prima volta nei suoi 87 anni di storia, oltre a licenziamenti di massa e tagli salariali del 10%. L’obiettivo è risparmiare 4 miliardi per recuperare profittabilità. Almeno 2 potrebbero essere ottenuti dai tagli ai salari e da ulteriori risparmi, come la cancellazione di alcuni bonus, indennità e aumenti.
I vertici del gruppo non hanno ancora risposto alle richieste di dialogo avanzate dai rappresentanti dei lavoratori e i sindacati prevedono un intensificarsi delle proteste nelle prossime settimane. Il prossimo round di colloqui è previsto per oggi, quando i risultati del terzo trimestre del gruppo potrebbero mettere a nudo la portata dei problemi. Gli analisti prevedono un calo del 40% dell’utile operativo. Il governo guidato da Olaf Scholz ha avviato incontri con il ceo della Volkswagen, Oliver Blume, ma nessuno crede in risultati rapidi. Intanto il Fondo Monetario Internazionale si è unito a coloro che chiedono riforme in Germania, suggerendo al governo di abbandonare il tetto massimo di indebitamento sancito dalla Costituzione e noto come freno al debito, in modo da poter rilanciare gli investimenti.
Le previsioni funeste di VDA e McKinsey
La trasformazione dell’industria automobilistica tedesca potrebbe portare alla perdita di 186mila posti di lavoro entro il 2035, secondo uno studio commissionato dall’associazione dell’industria automobilistica VDA. Un quarto di quei posti è già stato tagliato.
Secondo uno studio McKinsey si tratta «solo della prima ondata». «Se le sfide del settore non troveranno una risposta efficace, il valore aggiunto lordo per il settore automotive europeo potrebbe diminuire del 36% nello scenario più disruptive, per un valore complessivo di 410 miliardi di dollari», sostiene lo studio. La situazione va affrontata «innervando l’industria di nuovi talenti e competenze», dagli Adas (i sistemi di guida assistita) alla connettività, dai carburanti sostenibili all’elettrificazione. La chiave non sarà solamente legata a risolvere le singole sfide tecnologiche di mercato, sostiene il colosso della consulenza globale, ma anche «ringiovanire» l’industry automotive europea con nuovi talenti e competenze che consentano di creare e far crescere dei disruptor europei.
Le proteste dei lavoratori in Germania
Le prospettive di chiusura di stabilimenti e la riduzione dei posti di lavoro hanno suscitato forti reazioni tra i lavoratori tedeschi. Gli scioperi dei lavoratori sindacalizzati dell’industria elettrotecnica e metallurgica, che conta quasi 4 milioni di dipendenti, hanno colpito aziende come Porsche, Bmw, Mercedes e ovviamente Volkswagen. In diverse città, sono iniziate manifestazioni e scioperi per esprimere il dissenso rispetto al piano di ristrutturazione del gruppo. I sindacati denunciano le ricadute occupazionali delle misure annunciate, sottolineando che i tagli annunciati minacciano non solo l’occupazione ma anche il tessuto industriale locale.
Gli scioperi di martedì sono stati orchestrati dal potente sindacato IG Metall, che ha anche organizzato una protesta durante il turno di notte nello stabilimento Volkswagen di Osnabrück, dove i lavoratori temono che il sito sia fra i tre (su dieci) a rischio chiusura.
L’IG Metall chiede un aumento salariale del 7% rispetto all’aumento del 3,6% su un periodo di 27 mesi offerto dalle associazioni dei datori di lavoro. Le aziende sostengono che le richieste sono irrealistiche.
Nello stabilimento Porsche di Zuffenhausen, a Stoccarda, 500 dipendenti hanno scioperato durante il turno di notte e poi circa 4.000 dipendenti hanno scioperato durante il turno di mattina per partecipare a una manifestazione, secondo un comunicato.
Nella città bavarese di Ingolstadt, quartier generale dell’Audi, i lavoratori hanno marciato a ritmo di musica, fischiettando e sventolando bandiere. (Al.An.)